Faerûn's Legends

Facciamo ritorno, l'alba incombe.

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view post Posted on 25/3/2020, 11:03
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Assassino di Briganti

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Si fa largo nei polmoni, li sento riempirsi, annaspo,
affannoso respiro e null'altro, rumore gorgogliante di qualcosa di estraneo,
qualcosa che non dovrebbe essere li, eppure è ormai padrona dei miei movimenti,
mi costringe a violenti spasmi e convulsioni, mi costringe a muovermi.
Agitata passa la notte e mi risveglio in un bagno di sudore.
Ho sognato?
Un incubo. Cerco di ricordare.

La foschia onirica mi fa compagnia con la sua soave voce,
mi prende la mano e mi porta al ritroso, dentro i meandri della mia mente,
mi aiuta, mi serve, ne ho bisogno.
Rivedo i volti di chi, protetto dal velo della notte, si faceva beffa di me,
cercavano di ingannarmi, ci riuscivano, li vedevo articolare parole e gesti,
graffi laceranti e carezze suadenti, invisibili, confuse, false.

Combatto contro me stesso per togliermi queste facce dalla mente,
loro combattono di più e meglio.

Restano.

Restano e sussurrano parole infami, infide, li dove non c'è altro che bisogno di silenzio.
Li nel confine, tra mostruosità ed umanità, li dove si vede meglio, proprio li,
in quel preciso punto nello spazio circoscritto dall'anima, siamo in bilico e vacilliamo,
allarghiamo le braccia, tendiamo una gamba, poi l'altra, poi ci inarchiamo, il tutto per rimanere in equilibrio
cercando di non cadere mai.

Ma come è stato detto, certe cose macchiano e lasciano il segno, vernice nera che si mescola a noi,
si lascia, volubile, assorbire dalla pelle che, ingenua, non fa la benché minima resistenza per opporsi al contagio.

E diveniamo incapaci di percepire nient'altro che ciò da cui dobbiamo guardarci le spalle.
Entriamo in un luogo e non notiamo nulla che non siano i nomi sulle liste,
le uscite, il numero di guardie, i tempi di ronda, il numero dei feriti collaterali
e non siamo neanche più in grado di vedere una donna che ci sorride.

La ignoriamo o peggio, sospettiamo di lei, del suo modo, della sua gentilezza.
Perché lo fa? Perché mi sorride? Cosa vuole? E' un inganno, una trappola, un'insidiosa seduzione.
La valutiamo, nulla di più rapido e, infine, la mettiamo in cima alla lista.

Lei, che null'altro faceva che tentare un gioco, è ora nulla, finita, terminata,
probabilmente come la nostra capacità di essere ancora umani.

E se fosse l'equilibrio il vero problema, la vera maledizione?
Se fosse questo stato di costante contrasto tra l'uomo e la bestia?
Cosa dovremmo fare, noi, dunque, per non impazzire?

Scegliere l'una o l'altra è quasi impossibile, un passo falso e tutto rischia di infrangersi,
già lo vedo, proiettandomi in avanti, sgretolarsi tra le mie mani e scivolare giù,
come quella sabbia bianca e fina che mi maledice e mi condanna.

Forse non abbiamo bisogno di nulla,
forse non abbiano neanche bisogno di esistere,
ma se non riusciamo a scorgere un sorriso quando ne vediamo uno,
forse abbiamo bisogno di esser salvati.

Nella speranza che sia ancora un inganno, al fine di condannarlo ad "Ultimo",
attendiamo di perdere ciò che siamo per cadere senza sosta negli Inferi.

La porta è sempre stata li, e sempre li resterà,
ma quella, mio malgrado, è l'unica porta in cui non puoi entrare,
se non spintonato.

 
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view post Posted on 26/3/2020, 16:05
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Assassino di Briganti

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clessidra1


Quanto ottimismo riesco a provare nell'osservare quei granelli,
che, se pur lenti, scendono dandomi conforto.

Una notte insonne sembra volare via come uno spettro leggiadro,
rimembranza e memoria della creatura che fu, ma privata del peso della vita
e di tutto ciò che essa comporta.

Fisso quel foro, fin troppo stretto per la mia pazienza,
mi arrendo ad esso e continuo ad osservarlo,
e se pur arreso, resto con ciò che sembra più simile alla speranza, stretto tra le mani.

Ma le parole sono così complesse.
Una parola è terribile, terrorizza o incoraggia, atterra o eleva,
una parola è confusa è fraintendibile, ed è quasi certo che venga mal compresa.

E così le parole mi circondano, con tante da dirne ed altrettante da ascoltare,
sono contrastanti con le azioni, non con tutte, ma con alcune, e ciò mi destabilizza.

Mi ritrovo ad affrontare un nemico antico, che credevo mai sarebbe ritornato,
lo ferisco ed esso non sanguina, cerco di ucciderlo ma esso perdura,
mi guarda, ride, mi beffeggia e si ferma, si siede sulla poltrona accanto alla mia,
mi sfiora la gamba, mi fa capire che non c'è lotta alcuna, nessun conflitto, nulla.

Nulla che io possa vincere.

Ed è li che il dubbio antico si fa largo tra quei granelli, li dirada, li divora, li fa svanire,
non v'è più tempo, ormai, da veder scorrere, non più un granello da ammirare mentre raggiunge il suo scopo,
non v'è nulla se non quell'odore, un profumo dolce e legnoso, capace di permeare nei luoghi più oscuri dell'animo umano.
Resta li, nel vuoto che ormai lo accompagna, a ricordare cosa siamo destinati ad avere,
un ricordo sbiadito, senza nessuna nota dominante, astratto, misterioso, lasciando, li nel mezzo, spazio alla memoria.

E ancora una volta non viene compreso il perché, tra parole non dette, segretate, che devono rimanere celate.
Si giudica il modo ed in questo caso anche il fine, discutibile, delle azioni.
Ma tra così tanta miseria, chi è che non ha bisogno di quel profumo?

Una volta un uomo saggio mi aprì gli occhi e la mente, facendomi comprendere una cosa su cui mai avevo riflettuto prima
le sue parole mi elevarono dalla banalità di cui mi stavo circondando ed a cui stavo cominciando a prender parte.
Mi parlò di deboli e di forti, di uomini capaci di proteggere ciò che amano e di quelli che invece si limitano a non avere alcunché di caro.

I secondi si giustificano dicendo che ciò che ci sta a cuore ci rende fragili e deboli.
Alcuni tra i primi direbbero che invece è proprio quel calore a dargli forza.
Ma quell'uomo scelse una terza strada, un terzo pensiero:


I Forti, non hanno paura.
I Forti non temono di dover esporre un fianco o di dover portare un peso.
I Forti non rifuggono dagli affetti e dagli amori.
I Forti prendono ciò che amano e lo proteggono contro tutto e tutti.


Ed io faccio tesoro delle sue parole, nella mia presunzione d'esser forte, di saper sopportare, nel tentativo di eguagliarlo.
Mi decido di proteggere ciò che mi sta a cuore, ma conosco i miei limiti,
so oltre quale confine non ci si può spingere,
conosco questo gioco e lo conosco bene.
Cerco di districarmi tra gli ostacoli, mentre osservo il mio cuore e la mia anima inaridirsi,
sacrifico me stesso, come il più nobile dei paladini, mentre uccido coloro che minacciano chi amo.

Sacrifico me stesso, fino a divenire un vecchio cieco, che vaga nelle tenebre dei suoi stessi fantasmi.

Ma lo faccio e so, nella mia mente, che nulla, oggi, cancellerà quel profumo.
Poichè le parole che andavano dette son state dette,
le azioni che andavano fatte son state fatte.

Ci saranno altre rose, altri gelsomini ed altre aldeidi,
non qui, ma altrove, non per me, ma per altri,
ma se non il sacrificio di se stessi,
cosa può renderci più umani?


Ed anche se non lo saprai mai, anche se dimenticherai ogni cosa,
l'unica verità è che ti ho salvato la vita.

Sbatto le palpebre, ridestandomi dai miei pensieri e se pur l'immaginazione
sia coerente e veritiera più della realtà,
osservo di nuovo la clessidra,
ed un altro granello raggiunge il proprio scopo.

 
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view post Posted on 27/3/2020, 19:18
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Assassino di Briganti

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L'odore forte e nauseabondo del pesce esposto al sole,
le voci, i dialetti, diversi, lontani, ricordi dimenticati di un uomo passato.
Si disperde li quel profumo unico, raro, prezioso,
mescolandosi, corrompendosi, rovinandosi quasi.
Non riesco a ricordarlo, mi sento privato di una parte di me stesso,
mentre antichi amici cercano nei miei occhi un ricordo altrettanto vecchio.


Myos? Sei tu? Davvero?

Mi ritrovo a parlare del più e del meno, di viaggi, di mogli e mariti,
come se tutta la mia vita non esistesse, come fossi uno di loro,
un uomo comune, un uomo vero.

Rido, rido e rido ancora, come non ho mai fatto prima.
Che splendida questa vita, quando la si vive con gli occhi di qualcun altro.
Ritrovo la mia pace, la mia serenità, la mia concentrazione,
tra gli sguardi amici di chi non è assolutamente interessato a chi io sia diventato,
ma solo al fatto che io sia li, ora, in quel preciso momento, a bere e mangiare insieme.
E' così strano il discorso che quasi mi trovo ad ignorare tutto il resto.

Ma poi mi fermo, ragiono, rifletto.
Se dicessi loro la verità, probabilmente mi allontanerebbero, impauriti, forse disgustati,
taccio, non dico nulla, mento.
Tendo sorrisi finti, circostanziali, mi abbandono a risate sommesse, mentre il mio corpo sanguina e nessuno se ne accorge.

Mi fingo stanco, mi alzo, richiedo la mia camera.
Sposto lo specchio, voltandolo contro il muro di legno, come sempre, come in quel passato che ormai è storia.
Osservo dalla piccola finestra il porto che si spegne, illuminato ciclicamente dal grande faro.
Quanti sogni tra queste legnose mura, quanti pensieri, amori, dolori e quante paure ho consumato qui dentro.

Ho bisogno di rivedere ciò che ho perduto,
ho bisogno di capire, devo recuperare la lucidità e nulla, nulla,
riesce ad aiutarmi quanto quei sorrisi scolpiti nella pietra.

Passo in piazza, saluto un paio di amici, decisamente invecchiati peggio di me,
parlottiamo del più e del meno, ancora, non faccio altro.
Non c'è niente di utile in quello che faccio, non c'è niente di complesso,
brucio tempo, prezioso ed irrecuperabile, passo un giorno intero così, in un modo inutile,
facendo cose inutili.

Poi mi fermo, loro rincasano, tornano dai loro affetti, ma io resto.
Su quella panca circondata dalle creature sorridenti, alzo gli occhi al cielo,
e li chiudo, senza lasciarmi distrarre da una Selune che nel cielo domina,
quasi volessi a dirmi


"Te l'avevo detto"

Ma la mia pelle è spessa, le palpebre oscurano ogni cosa,
nell'oscurità attendo, la loro voce, come anni fa, quando la follia della ricerca
mi imponeva di ascoltare le loro parole, finte, immaginarie, desiderio e nient'altro.

E mi ritrovo a parlare con la Signora dell'Oscurità, nella mia mente, la sfido, sperando in un epilogo
silenzioso e rapido per mano dei suoi emissari.


Proprio qui, vengo a concederti il mio dolore.
Ora ti dono ciò che ho perduto,
strappato dalle mie mani, come tutto il resto che di importante avevo.
Non resta che materia, figlia di tua figlia.
Fuoco e acciaio, oro, platino, lance e spade,
titoli, riconoscimenti, parole al vento.
Ma resto solo, nonostante io sia circondato da persone.

Ed è a te che dono la mia perdita.
La responsabilità di tutto ciò, come un tempo,
quando ti parlavo e tu non mi ascoltavi,
quando mi hai tradito, ingannato ed infine ignorato.

Io ora so.

So che tutto ciò che ho fatto non l'ho fatto invano,
so che non hai potere su quel che più non mi appartiene.
Io lo riotterrò, e non sarà ne con la vendetta ne con l'odio.
Non vi ascolterò Dei infami e bugiardi,
egoisti, crudeli, lontani, al sicuro sui vostri troni, nei vostri piani,
lontani da ogni cosa,
lontani da noi che siamo il vostro potere.

E tu, Sorella dai capelli color notte, mi ignorasti quando avresti potuto assoggettarmi,
permettendoti di servirti a pieno, senza tutto questo,
tutto questo dolore.
Ed i tuoi emissari son sempre lontani,
troppo lontani, come le loro lame dalla mia gola.

Uccidimi, fallo ora, lascia che io m'abbandoni,
apice del tuo dogma, distruggendo tutto ciò che possiedo.
Poiché ciò che volevo, ormai non mi appartiene più.



Riscopro in me stesso quell'uomo che ero, in fuga,
incapace di combatte non per paura,
ma perchè il mio nemico era invisibile ed astratto.
Il mio nemico, infondo, ero sempre stato solamente io.

Ed attendo, in un tempo cadenzato dal canto delle cicale,
che la lama attraversi la carne, con l'intenzione di non offrirti null'altro,
neppure un lamento, neppure un singolo respiro.

Ma la mia mente mi sussurra parole,
e non son voci di roccia, ma di dolore,
le ascolto, rifletto, ancora.


"Quando vorrai realmente sapere, affrontami."

Le parole escono fuori come un sussurro dalla mia bocca,
nessuna risposta a quell'incanto in grado di avvicinare, ingannevolmente,
persone tanto distanti.

Nessuna risposta.


*A seguito delle parole arcane, la panca di pietra su cui era seduto, si ritrovò nuovamente vuota,
illuminata pallidamente da una Selune arrogante, giudicatrice, ma che tutto sommato, è, come tutti noi, totalmente disinteressata*



Edited by L'Ombra di Myos - 27/3/2020, 19:58
 
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view post Posted on 29/3/2020, 04:14
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Assassino di Briganti

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La notte non è altro che un fugace momento di lucidità,
non per noi che, arroganti, ci eleviamo a uomini di pensiero,
ma per il mondo intero che resta sospeso, in bilico, tra il possibile ed il desiderabile.
E' quel lungo sguardo, doloroso, rivolto al soldato che parte,
è quel sospiro affannato dopo una giornata di duro lavoro,
è quel bacio materno prima di andare a dormire.
La notte è una coperta pesante, calda, morbida,
ci accarezza tenendoci al sicuro, ci racconta storie, tristi, allegre, di guerra.
Rivediamo, se meritevoli, vite intere nei suoi mille occhi luminosi
e gli dedichiamo ballate e canzoni come fosse un'amante, sapendo però,
che mai, lei, amerà, ballerà o canterà con noi.



Me ne vado con quel sapore in bocca, torno in quella che un tempo era casa mia,
lo gusto, ancora e ancora, resta li, persistente, mentre quel profumo inconfondibile
diviene tutt'uno con il mio, si intreccia ogni fibra dell'anima, nell'odio.

Un odio che non ha intenzione di abbandonarci, neppure nel momento in cui,
uniti, avanziamo in un terreno complesso e ostile, privo di parapetti, alto sopra scogli accuminati e viscidi.

Eppur qualcosa accende la notte, trasformandola in riflesso di gemme rosse,
come gli occhi della bestia, che feroce lascia spazio, indietreggiando famelica, a qualcosa di ancor più crudele.

Il desiderio di qualcosa di terribile, ultima frontiera, oltre la quale la rassegnazione dilaga e si confonde,
li, nell'infinità della perdita.

Ci ritroviamo ad osservare ciò che il passato mi donava, con occhi diversi, stanchi, pesanti.
Occhi che han visto quell'isola luminosa più e più volte ed ogni volta, ad essa, avevano offerto qualcosa di irrecuperabile.
Ma sfidandoti, mia Signora, io ora ti guardo e, come promesso, ti tolgo qualcosa che apparteneva, ormai, al tuo dominio.

Ma poi rido, rido come mai avevo riso prima, rido come il bambino che vorrei essere,
senza conoscenza alcuna del mondo che mi circonda, esploratore acerbo e impressionabile, rido.
Rido della situazione, ad eco di risate più liberatore, e rido di te, che non avrai mai nulla di tutto questo.
Nell'ombra che ti caratterizza, geli, lentamente, fino a divenire, te stessa, il vuoto che desideri.

Non c'è nulla di più strano, di queste anime irruente, che sfogano, sbraitano, graffiano,
trasformando candidi gesti in una lotta per la sopravvivenza,
con la stessa ferocia con cui una belva affonderebbe le zanne, noi facciamo a pezzi la ragione.

La terra, inumidita dalla brina del mattino, fa da contorno ad una battaglia tra le più belle mai combattute,
imparziale, inadeguata, indescrivibile. Il collo riporta i segni della tortura che è stata l'attesa, le unghie, artigli venefici,
si insinuano nella carne e li, dove il dolore diventa il protagonista, la possessività combatte per il centro del palco.

L'appartenenza, una sensazione mai provata prima, quel calore sul petto, impronte del destino,
marchiate a fuoco sulla maglia, combaciano perfettamente con le tue.
Mani piccole ed affusolate, che sanno afferrare più di quanto potrebbero contenere, che sanno respingere più di quanto vorrebbero.
Mani che fanno da barriera a quello che è un'avanzare dubbioso, lo arrestano, lo controllano, lo affievoliscono, lo rendono inerme.

Ma gli occhi tradiscono ciò che oltre il varco attende, quasi volesse esser liberato, furioso, avido, pronto a divorare.
Un altro attacco e quelle barriere perdono terreno, e ci ritroviamo faccia a faccia, il momento più bello di ogni battaglia.

Gli occhi si scambiano sguardi consapevoli, entrambi gli schieramenti consci del fatto che qualsiasi errore risulterebbe fatale
e le anime son già rivolte al domani, che sia esso glorioso od eterno.
Le barriere cedono, gli schieramenti si incontrano ed il fuoco divampa, arde, incendia tutto ciò che sfiora.
Lame arroventate viaggiano oltre i confini dell'attuabile e si scontrano, sibilano nell'aria, ringhiano sul terreno, fanno sentire al mondo la loro esistenza.

I sensi si confondono e l'odio nitido rimane ad osservare, mentre tutto il resto si spegne, svanendo alla luce del sole.
La situazione si capovolge e tutto diventa complesso, una prospettiva diversa, decisamente ingestibile, assolutamente incomprensibile.
Ma la ragione è ormai morente, esala gli ultimi respiri mentre il sorriso più semplice prende vita, mi volto, distraendomi per un istante dal mio campo di battaglia,
splendido, silenzioso, ricoperto di vite strappate. Mi volto e guardo oltre la costa, come cercassi Te, Signora, e per un attimo mi ritrovo a pensare
alla mia passata preghiera, a quanto ti avevo detto, con il cuore arido e lo sguardo cupo, ma poi torno a guardare la mia guerra
e mi rendo conto che, infondo, quel sorriso non ti appartiene.
E lo dono al mio nemico, abile guardiano, con la speranza che esso lo custodirà per sempre, in una memoria che perdura.

Le ore passano come istanti, la sabbia scorre infame ed insolente, strappandoci alla notte con una rapidità tale da non rendercene neppure conto,
con una confusione che vogliamo nascondere, sotterrare, ricoprire di cenere, rimandare a domani.
Rimandiamo ogni cosa non riguardi quel momento di assoluta assenza dalla realtà, così lontani, in terra straniera.
Rimandiamo a domani ogni domanda, ogni discorso, mettendo a tacere ogni cosa che in me vorrebbe chiedere,
conscio del fatto che, in ogni caso, non cambierebbe nulla.

Mi abbandono a quell'oblio di oscurità ed inconsapevolezza, mentre rialzo gli occhi, rivedendo le nere mura,
contorno crudele della mia vita, protettrici di ogni cosa che ho di più caro, e più ci addentriamo in quei vicoli, più tutto sembra irreale,
un contrasto assurdo, un trauma, ma resto conscio che nulla cambierebbe.
Le parole son dette lentamente, quasi non si volesse altro che lasciare il mondo dormire, per non inquinarci ancora, lasciandoci soli.
Sappiamo che il sonno porterà via con se qualcosa di questo incontro, la mente combatterà per renderlo ancor più instabile, complicato,
assordante, detestabile.
Ci sveglieremo con i dubbi che abbiamo lasciato cadere in terra, strappandoli l'uno dalle mani dell'altro, lo sappiamo, ne siamo certi, essi ci raggiungeranno approfittando
delle tenebre.
Ma che siano uno o cento, mille o milioni, i dubbi dovranno arrendersi, esattamente come noi, al fatto che non cambierà nulla.
Che sia qui o altrove, che sia stato o meno, che sarà o verrà dimenticato, nulla cambierebbe questa battaglia.



L'alba incombeva, ma eravamo troppo impegnati ad odiarci, per fare ritorno.
E così bruciammo.

 
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view post Posted on 1/4/2020, 19:56
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Follia pura, una vita sprecata, ricercando qualcosa che prende il nome di "Ragione"
Il sacro pensiero, la mente sopra ogni cosa, la mente sul corpo, la mente sull'anima, la mente sugli affetti, la mente che mente.
Insegui pensieri che ti fan gola solo perché hai bisogno di stimoli, sfide, catapulti te stesso in oblii opprimenti dove l'entropia confonde la materia, il tempo, la vita.
Ti ritrovi in quel punto preciso, quella linea invisibile ma tracciata, come una trappola magica, un circolo di abiurazione, ma più potente, molto di più, la trama è nulla.
Catapultato contro il tuo volere, tu ci credi, lo pensi veramente, ripeti a te stesso:


"Ma come sono arrivato qui?"
"Cosa ho fatto?"
"Perché?"


Analizzi le priorità, le analizzi con quel minimo di lucidità che ti rimane, le comprendi meglio, l'oscurità e la nebbia si diradano e riesci a mettere a fuoco il quadro generale.
Questo si, questo no, questo no, questo no, questo si, questo no...e continui, continui, eliminando tutto il superfluo, rimangono poche cose, le fondamentali.
Struttura portante di ciò che sei e sarai, arma e scudo di una vita intera, forgiate nel tempo, anni ed anni, sacrifici e dolori lancinanti alternati a rari e deboli momenti di soddisfazione,
resta li, inamovibile, indistruttibile, invalicabile, la Famiglia.

Nel momento in cui muovi lo sguardo poi, tra i cadaveri sanguinanti delle cose che un tempo ritenevi stupidamente importanti, vedi quel volto, bellissimo, dallo sguardo irruento, fuoco tra i ghiacci, una pelle che ricorda la seta e mentre la sfiori riesci a percepirne il calore dirompente che a fatica si sforza di contenere.

Lei è li, in mezzo agli altri, e comprendi che non c'è più scelta alcuna per te, lo capisci, è ormai un chiaro pensiero.

Arrenditi, hai già perso.

Ti svegli, sei sereno, provi a muoverti, un impedimento, ti senti in trappola, vai nel panico, ti chiedi cosa stia succedendo, muovi lo sguardo, nervoso, a destra e a sinistra e vedi il tuo aguzzino.
Trattieni il fiato. La stessa pelle, gli occhi di fuoco, sono li, celati da palpebre ferme che vorresti strappare per comprendere, per capire, per sapere se sono veramente loro.
Il corpo quasi completamente immobile, solo una gamba si muove appena, riposa tranquilla, è viva.
E' già un passo avanti.

Il tutto in pochi attimi di confusione, non riconosci nulla di quel luogo se pur sembri così famigliare da farti girare la testa, espiri, dopo istanti che sembravano ore.
Cerchi di non far rumore, ti giri piano sul fianco, osservi quel corpo e non ti capaciti di come esso possa bloccare, con così poca forza, i tuoi movimenti.
Ragioni, sei bravo a farlo, ragioni molto, fino ad arrivare alla conclusione che nulla ti blocca dall'alzarti se non il tuo volere.

Desideri quel luogo, quel corpo, quella prospettiva. Mentre tutta la città dorme, mentre il silenzio divora anche gli uccelli che si preparano ad un'alba più mansueta.

Le guerriglie non sembrano cessare, neanche dopo il primo accordo, ma sono belle, bellissime, siete combattenti, usate armi sinistre e pericolose, ma siete combattenti.
Lanciati con ferocia l'uno contro l'altro, attendendo il momento dello scontro, sapete che uno dei due potrebbe non arrivare a fine scontro, lo sapete entrambi, entrambi così potenti.
La battaglia infuria, colpi, colpi, colpi, ancora colpi, fino allo stremo.

Le lacrime vorrebbero sgorgare oltre la vostra mera esistenza, come gocce di Stige, riversandosi nella vostra bocca, dissetandovi, per farvi dimenticare.
Ma le contrastate, le tenete salde, le tenete con voi, nessuna riga solca le vostre guance, nessuna cosa verrà dimenticata.
Non volete dimenticare.

Questo dolore ti fa capire quanto sia reale, quanto sia complesso ed importante.
Non potresti mai fare a meno di quel dolore, non vorresti, non lo permetteresti.

Ma c'è una terribile calma in tutto ciò.
Ti coglie di sorpresa, li nel momento in cui la vedi attaccare, iraconda, si ferma, ti guarda, per la prima volta in vita tua ti trovi dentro occhi che vogliono capire,
occhi tristi, ma che non abbandonano il pensiero definitivo che tutto ciò è immutabile.
Non c'è nulla che possa contrastare il tempo, ma possiamo affrontarlo con dignità


"Vivendo..ogni...singolo...momento..."



L'alba incombe, smettila di parlare da solo, resta a letto.



Edited by L'Ombra di Myos - 1/4/2020, 21:34
 
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Distorto, inconsistente, il pensiero agitato...Dove sono? Cosa c'è qui? Chi c'è? Chi siete? Cosa volete da me! Lasciatemi, ora, ora!
Mani adunche e nere si protendono verso di me, spuntano da un'oscurità minacciosa e vorace, vogliono prendermi, mi afferrano, mi graffiano, vogliono farmi a pezzi.
Tra loro una sembra combatterle, dal colore indefinito, ma da un profumo unico, la riconosco, non mi tocca, resta li, distante, cercando di non far avvicinare altre mani.
La guardo, mi concentro su di lei, in questo buio d'ombre e inchiostro, decido di scrivere così la fine della mia esistenza.

Non v'è luce alcuna li dove finisce il percorso e vedo anni di lotte e ambizioni ridotte ad un singolo ed unico pensiero

Non può finire così. Non posso lasciarla sola.
Non voglio lasciarla sola.


L'uomo che si avvicina di più, tra tutti, a quello che i ben pensanti definirebbero un "amico" fa sentire la sua voce in quella totalità di silenzio.
Risuona impetuosa, perentoria, come un comando rivolto alla mia anima, che si sottomette a Lui come si sarebbe sottomessa al Tiranno che gli dona voce.
Lo sento, mi forza ad alzarmi, a guardare indietro, mi sembra di vedere il mio corpo, mi muovo verso di lui, a terra, circondato da figure oscure, con lei, che mi tiene la mano, silenziosa.

Mi hai portato via una cosa che un tempo era importante, amico mio, ora però mi hai donato la possibilità di mantenere la mia promessa.
Sacerdote, Amico, ti perdono.

Tutto succede in fretta, i corpi si ammassano l'uno sull'altro, a centinaia, mentre i sopravvissuti tentano di domare fiamme non meno ardenti di quelle che, ora, avvolgono il mio cuore.
I suoi occhi tristi scavano nei miei alla ricerca di lacrime, come un assetato scaverebbe per ricercare dell'acqua, putrida, fangosa, piena di insetti.
La sua espressione, la sua preoccupazione, i suoi timori, mi rendono instabile, mi spezzano l'anima.

Quanto la mia vita scalfirà la sua?
Quanto la mia inadeguatezza la metterà in pericolo?
Qualsiasi sia la risposta è comunque troppo.

unknown

Cerco una soluzione, rispolverando conoscenze proibite e dimenticate, ho paura, tremo, mentre lei dorme al mio fianco, con il fuoco del camino che ancora resiste, calmo, scoppiettante, in attesa che qualcuno lo ravvivi.
Percepisco la sua invidia, mentre, ignorato, arranca verso un epilogo certo. Lo sento giudicarmi, lui che ha vissuto così poco, consumando solo quanto gli abbiamo dato, mi guarda e, spenta l'ultima fiamma, mi mostra un futuro freddo e privo di luce.

No.

No, non mi interessa. Non mi interessano le vostre visioni, le vostre profezie, le vostre speranze. Non mi interessano le vostre parole, i vostri dubbi, le vostre insicurezze.
Non mi interessano poiché non mi appartengono.
Io non ho nessun dubbio, si, esatto, come gli stolti ed i folli, vivo in una certezza, una certezza che è stata forgiata a fatica, con odio e dolore, forza ed affetto, e che si presenta ora come un agonizzante forma di dominio, tra i più potenti di sempre.
Io ti temo, Creatura Antica, ma non confonderti, non illuderti, non pensare neanche lontanamente che ciò che hai fatto resterà impunito, tu, che nulla comprendi di ciò che pensi di dover preservare.
Tu che sei antitesi della logica, della vita, dell'amore.

Tu puoi solamente uccidermi.


Non cancellerai mai ciò che è stato e ciò in cui credo, non puoi, non sei abbastanza potente.
Ma poi realizzo che le mie parole sono false, il respiro si blocca, i polmoni si svuotano in maniera innaturale, soffoco, immobile, incapace anche di lamentarmi, incapace di svegliarla.
Rivivo quello sguardo e comprendo che non c'è più solo la mia salvezza in gioco.
Se dovrò sottomettermi anche a te, lo farò, ma sappi che non sarò un leale servitore.
Io te la farò pagare, in un modo o nell'altro, in questo mondo o Altrove, tu pagherai per quelle lacrime non versate.
E mentre alla mia destra il mio futuro dorme, io guardo dalla finestra, oltre le stelle, rendendomi conto di quanto tutto sia fragile.


L'alba è lontana, la notte è gelida, ma noi siamo ancora uniti, e nulla mi fa più paura.

 
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view post Posted on 4/4/2020, 21:45
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Assassino di Briganti

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Riapro gli occhi di scatto, svegliandomi da un sogno agitato, e lei mi fissa, è triste, ha paura.
E' in piedi, davanti a me, ai piedi del letto, con quegli occhi grandi che sembrano appartenere ad una creatura che vorrebbe smettere di usarli, che non vuole più vedere, che non vuole più sapere.
Si tappa le orecchie, stringendo i capelli con le piccole dita delle mani, quasi a volerli strappare via, quasi volesse sentire dolore, un dolore reale, che svegli anche lei dall'incubo che sta vivendo.
Comincia ad urlare.

Un urlo lacerante, innaturale, interminabile, la stanza vortica intorno a noi, lei rimane sempre li, alla medesima distanza, identica prospettiva, continua ad urlare.
Io non so che fare, incapace di consolarla, vorrei solo porre fine a quell'assordante rumore, capire, comprendere, conoscere.

Con una fatica incredibile riesco a muovere un braccio, tremolante, quasi sforzasse per liberarsi da catene che lo costringono al mio fianco, avvicino la mia mano verso di lei, come se quel gesto servisse a tranquillizzarla, come se potesse bastare.

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Il silenzio.

La piccola bambina smette di urlare, si ammutolisce, continua a guardarmi.
Un broncio sul viso che mi ricorda quello di lei, un broncio che è sempre preludio di qualcosa di fantastico, unico, nuovo, ma la giovane non parla, ne scherza, ne piange.
Immobile si limita, nel suo silenzio, ad osservarmi, fissa, cercando in me qualcosa che non riesco a mostrarle.
Poi, in maniera desincronizzata dal suono, muove le sue labbra, ed alle mie orecchie, con fastidioso ritardo giungono le sue prime parole...


"Loro mi hanno preso in giro, mi hanno chiamata meticcia, mezzo sangue"
"Ti andrebbe di uccidermi? Lo faresti per me?"

Il cuore si ferma, nel dubbio, anch'esso confuso dalla situazione, non sa se battere o condannarsi.
La guardo nell'assoluta incertezza di un uomo privato di ogni punto fermo.


"Volevi dire…ucciderli?"

Domando, dubbioso, impaurito quasi, da quella che sarebbe potuta esser la risposta.

"No! No! Uccidimi! Uccidimi! Sei malvagio! Aiutami! Uccidimi!"


E riprende ad urlare, sbattendo le sue mani sul bordo del letto, mani che lasciamo impronte, macchie indelebili color cremisi.
E con furia i suoi colpi sporcano tutto, fino a colpire anche me.
Accuso quei colpi come provenissero da una creatura sovrannaturale, oltrepassano la mia carne, i miei muscoli,
le mie ossa, colpendo direttamente li, nell'Essere, e lo violentano, facendolo a pezzi, come fossero quelli di un demone affamato.


"Basta! Ti prego! Basta! Basta!"
"BASTA!"


L'oscurità assopita dentro di me si sveglia, prende il sopravvento, combatte, si impone su quella piccola creatura, indifesa, almeno all'apparenza.
Si spaventa, indietreggia, mi guarda, sorride in un modo agghiacciante, ma io non smetto di trasformarmi nel mostro che cerco di non essere.
Riprende ad urlare, tutto vortica, non riesco più a concentrarmi, sbando, cado, come le mie convinzioni di superiorità, come la mia razionalità.

Tutto ruota, e mi ritrovo inghiottito da quelle urla acute e continue, prigioniero di un mondo che non mi appartiene, residuo dell'uomo che ero.

In trappola dietro uno specchio in cui non mi rifletto, ombra sbiadita del mio io più nascosto.


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La bambina ride ora, divertita, indicandomi il letto in cui prima giacevo. Seguo le sue direttive, come un servo troppo assoggettato anche solo per pensare
di opporsi alle parole umilianti del padrone. Lo sguardo si muove, fino a raggiungere la destinazione, fino a trovare il fine ultimo, lo scopo, di tutto questo incubo.

Lei dorme, serena, in un'oscurità turbata solo dalla timida luce di Selune, arrossita da ciò che ha visto poche ore prima.
Sbatto sullo specchio, cerco di svegliarla, le parlo, ma non mi riesce a sentire, le urlo, colpisco le sbarre trasparenti della mia prigione, e intanto quella piccola creatura avanza verso di lei, arrampicandosi sul letto, a quattro zampe, come una bestia vile, le si avvicina, sta per toccarla...


"Ti avevo detto di uccidermi, là là là, ora cosa farai? là là là!"

E intando con l'indice macchiato di rosso le sfiorava la pelle, mentre cantinelava le sue parole ardite, molto ardite, sottovalutando cosa quel gesto poteva rappresentare.
La trama muta intorno a me, la percepisco, qualcosa di diverso, oscuro, i colori svaniscono, il calore stesso cerca riparo altrove e Selune ora, si fa scudo di nuvole nere per non guardare e non esser vista, timorosa.

Lo specchio si infrange in un'ondata di energia negativa, invade la sala, colpisce la creatura che avvizzisce, si accascia, si sgretola e svanisce…
Fisso la mia fortuna che ancora dorme, la fisso con gli occhi del mostro che sono, freddo, distaccato, pronto a tutto.


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Ma lei si sveglia, mi nota, non mi riconosce, e nei suoi occhi terrorizzati vedo il buio.
Tutto si spegne, cado in un baratro terrificante, non riesco a distinguere nulla, rovi di spine attutiscono la mia caduta lacerandomi, graffiandomi, ferendomi quasi a morte…
Ricado in quel letto e riapro gli occhi, risvegliandomi ancora una volta da quello che era un sogno nel sogno.

Mi volto di scatto, sono sudato fradicio, ma lei dorme, dorme ancora, e non c'è macchia alcuna sulla sua pelle.


Selune è nascosta, la notte è lunga, prego per la prima volta affinché giunga l'alba, non voglio dormire.

 
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view post Posted on 27/4/2020, 13:59
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Assassino di Briganti

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Guerra e Paura
Ecco cosa vedo.

Guerra per la supremazia, per la sopravvivenza, per la pace, per la resistenza, per difendere i deboli, per dar conforto ai bisognosi, per sottometterli, per schiavizzarli, per identificarli, per ignorare i non meritevoli, per proteggere noi stessi, per proteggere chi amiamo.

Paura di essere inadatti, di perdere ciò che si possiede, di cadere vittima di un tranello, dell'intruso, del diverso, del troppo simile, della vita, della morte, di chi ci odia, di chi ci ama, di noi stessi.

Guerra e Paura
Nelle loro forme più elevate.



*Una spessa riga di inchiostro cancella le parole scritte*

Ma a chi voglio prendere in giro?
Non c'è niente di strano in tutto questo, non c'è guerra, non c'è pace, non c'è semplicemente niente.
Maschere cangianti ci fanno da spettatrici in questo dramma che è la vita, alcune le lasciamo ridere, altre le facciamo addirittura piangere per noi, e poi le ultime, quelle che resteranno sempre li, negli ultimi posti, quelle arrivate troppo tardi, o troppo timorose per esporsi, quasi si sentissero più in risalto dell'artista se sedessero li, tra le prime file.
Troppo vicine alla fonte di luce, all'arte pura, alla trama che scorre, li tra le parole del teatrante e gli applausi finti di chi non ha capito nulla ma vuole sentirsi parte di una platea vivace.

E se fosse esattamente questo quello che mi piace?

Distaccato da ogni moralità, da ogni dogma, fedele a ciò che è importante e a null'altro.
Se la mia città, i miei compagni, i miei fratelli, potessero avere il meglio di me solo in questo modo?
Se riuscissi ad esprimere me stesso solo quando mi sforzo di non esserlo?

Questa vita ci ha obbligati a molte cose, alcuni di noi hanno dovuto nascondere i propri figli, lontani, il più lontano possibile, per evitare di contagiarli con questa agonia tetra che è la nostra vita.
Che tristezza assoluta.
Mi lacera ciò che resta del mio cuore il solo pensiero amico mio, mio maestro, mio modello, mio fratello. Se mai dovesse succederti qualcosa ti giuro su me stesso, la cosa più importante che ho, che mi prenderò cura di lui e continuerò il tuo disegno.

E tirerò fuori la parte migliore di me, la bestia che tengo assopita, affinché tutto funzioni come dovrebbe.

Come dovrebbe….ho davvero detto questa frase?

Come è che dovrebbe essere?
Come invece non dovrebbe?
Abbiamo veramente la certezza di questi assoluti? E se stessimo sbagliando?
Se stessimo solo perdendo tempo dietro un'utopia folle tanto quanto quella dei nostri nemici? E se l'unica cosa utile da fare fosse vivere lontano da tutto? Da questa civiltà incivile, da questa politica, dagli intrighi, dagli inganni, dai doveri, dai piaceri?

E se forse le tue parole non erano così folli come le ho percepite quando te le ho sentite pronunciare tempo fa?

E se non ci servisse altro che una grande esplosione, talmente grande da annichilire tutto, rimescolarlo e farci ricominciare?

Dimmi, Maestro e Amico, se potessi ricominciare da capo, faresti le stesse scelte? Ed io? Le farei?

A quanti compromessi siamo dovuti scendere per arrivare dove siamo ora, quanti bocconi amari, quante botte, pugnalate, frustate, incantesimi malevoli abbiamo sopportato?


Quanti amici abbiamo dovuto uccidere?
...

E gli amori? Quanti ne abbiamo lasciati andare, allentando la presa proprio mentre erano appesi sull'orlo di quel maledetto burrone, sempre lui, sempre lo stesso, sempre dannatamente profondo.

Mi uccideresti se te lo chiedessero, se lo reputassi necessario, lo so. Forse lo farei anche io, anche se la mia presunzione probabilmente mi porterebbe a cercare di salvarti e mandare a fanculo tutti, che vengano pure, non ci hanno insegnato a non temere nulla all'infuori di Bane? Non era così che dicevano?

Oggi, Fratello, capisco una parola in più di quel tuo discorso, di quei sorrisi enigmatici, e ne condivido la tristezza consapevole.

Oggi credo che la bestia che lasciamo dormire sotto la frusta dell'ordine, in fondo, sia la nostra parte migliore.


Conta pure su di me, Fratello mio, io sono un mostro, come te.



Edited by L'Ombra di Myos - 27/4/2020, 15:34
 
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view post Posted on 23/5/2020, 16:19
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Era sempre tutto complicato. Una relazione, un'amicizia, una collaborazione, perfino un incontro.
Nulla era ciò che sembrava, o poteva non esserlo, quale era il prezzo?
Una singola, unica, minuscola, distrazione ed una vita intera di attenzioni poteva crollarti addosso, schiacciandoti con il peso dei tuoi errori.
Rischiare era una cosa per cui non sono mai stato portato. Non fa per me. Non mi appartiene.

Io non riesco a lasciarmi andare al trascorrere degli eventi, non riesco ad abbandonarmi al destino, anche perchè, l'unica volta che l'ho fatto mi sono trovato in un deserto del sud di fronte ad un mostro.

Ora dimmi, Stregona dal brillante intelletto, dimmi, ti prego, come posso io crederti? Come posso non vedere ombre e sangue e tradimenti nelle tue parole?

Non posso.


Sono costretto a darla vinta, questa battaglia, al mio attuale nemico. Che mi dipingerà come un essere abietto e infame, che cercherà di fartelo credere, ed io, con ciò che sto per fare, non farò altro che confermare la sua posizione.

Ma in fin dei conti...è vero.

E' vero, Rayleene, tutto quello che ti hanno raccontato o che ti racconteranno, o che racconterai di me, in questa vita o in un'altra.

Mancano poche ore al sorgere del sole, ed il nostro appuntamento si fa vicino. Avremmo dovuto incontrarci a CandleKeep, dove non avremmo potuto usare la trama e dove saremmo stati al sicuro, ma hai deciso di cambiare luogo, mi hai proposto un luogo isolato, disperso ai confini dell'est.

Rayleene...cosa hai in mente di fare? Ed io?


E' ora di andare.

Uso i miei incanti più potenti per soggiogare la mente di quella creatura dalle sembianze sinistre, ed ora mi guardo riflesso in uno specchio vivo. Lui sarà la mia esca.




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Si farà vedere quanto basta per attirare lei ed eventuali altri predatori nella mia trappola. Invisibile, percepibile solo per chi la cerca, non avranno scampo, se non saranno scaltri.
E mentre l'ora si fa vicina, io e gli altri attendiamo, in quel teatro che presto vivrà di uno spettacolo unico ed irripetibile.

Uno spettacolo la cui protagonista e prima donna sarà una ed una sola.


La Sfiducia


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L'orario dell'incontro era imminente, tutto era pronto. Gli altri sarebbero giunti a breve.
Non restava che capire in quanti si sarebbero presentati in quella cella, che di paura e della disperazione si rivestiva.

Non passò molto e la Stregona apparve, cadendo in trappola. Le creature che infestavano il teatro, insieme alla situazione destabilizzante, la costrinsero a cedere a quel terrore di cui la città si faceva araldo.


Mi osservi ancora Bane? Mi riesci a vedere? Capisci di cosa ti parlavo nelle mie preghiere quando ti dicevo che nulla, più di me, potrebbe somigliarti?

Correva, sbattendo da una parte all'altra della piccola prigione, cercando riparo in qualcosa di non esistente, di lontano, di mai nato.

Le creature vennero placate sotto il volere di Bane e la donna, ancora scossa, venne legata e condotta nella sala grande.



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Le parole, come acqua, si insinuavano nella sala, e come spade si infilavano nelle carni dei presenti.
La Sfiducia era ancora più viva e danzava tra noi, ed entrambi sapevamo come questa cosa sarebbe terminata.
Lei non era più al sicuro, non per causa nostra, ma per coloro che la circondavano, proprio li, in casa sua, nella sua città.

Avremmo tentato di proteggerla, se pur nulla le fosse dovuto, ma non sarebbe stato facile.


[continua]



Edited by L'Ombra di Myos - 23/5/2020, 17:43
 
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view post Posted on 14/7/2022, 16:28
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*Mentre si apprestava a sistemare i volumi delle ultime ricerche, l'Arcanista si trovò di fronte a quel libro che per anni aveva racchiuso i suoi pensieri, i suoi segreti, le sue paure. Lo prese in mano, osservandolo con un tenero sospetto, per poi posarlo sul tavolo di pietra, cominciando a scrivere*


Sono passati molti anni da quando, l'ultima volta, ho posato la mia penna su queste pagine. Non che non avessi nulla da scrivere, forse, in verità, c'era troppo e il futuro limitato dal numero finito di pagine che caratterizzano questo tomo mi intimoriva per l'idea di lasciare qualcosa incompiuto.

Eppure rileggendo queste pagine con la mente di oggi mi rendo conto di quanto il mio percorso di dubbi e incertezze sembrava scritto già in ogni azione che facevo, in ogni pensiero che appuntavo ed in ogni lacrima amara che versavo.

Amore, amicizia, odio, superbia.

Abbiamo coltivato, o almeno tentato di coltivare, ogni genere di rapporto umano, lo abbiamo esplorato ed analizzato, forse troppo asetticamente, forse troppo da lontano, alla fine se ci pensi bene non ci siamo neanche mai sporcati troppo le mani.

Abbiamo sfiorato tutto con la punta delle dita, ritirandole troppo in fretta quando sentivamo sulla pelle quella sensazione di contatto.

Non siamo poi tanto brillanti, amico mio. Non credi?

Di tutte le cose che abbiamo fatto, di tutte le persone che, sventolando una bandiera d'odio e distruzione, inconsapevolmente abbiamo salvato, ti rendi conto che non siamo mai riusciti a vivere una vita degna di esser vissuta?

Quella vita gratificante e al contempo rilassante, quella vita che hai tentato di regalare a tuo figlio, privandolo della cosa di cui probabilmente avrebbe avuto più bisogno:

Suo padre.

Io sono stanco.

Sono stanco di nascondermi dietro sciocche ideologie, dietro vanesie ambizioni inutili, eccessive nell'osare e nel richiedere, immediatamente, qualcosa in cambio.

Quel mal di testa a cui hai assistito ha cambiato tutto, no, mi sbaglio, non ha cambiato tutto ha solo diradato la nebbia di pensieri che mi confondeva. E forse, un giorno, capiterà anche a te di alzare gli occhi da terra e guardarti intorno.
In quel momento ti renderai conto veramente del tuo potere, non come ora, che sei vittima del tuo ego, così come lo ero e forse lo sono ancora io. Ti accorgerai di quanto, a conti fatti, l'unica cosa che conta non è sopravvivere, ma vivere.

Vivere liberi di fare ciò che si vuole ma non perchè si è più potenti degli altri, non perchè se qualcuno prova a contraddirci se ne pentirebbe, non perchè abbiamo un titolo che ci offre protezione. E non è neanche una questione di legge o disordine, no. Non sto parlando di andare in giro a fare gli insurrezionalisti come quei quattro pezzenti anarchici, non fraintendermi, sto parlando di poter essere liberi in quanto noi stessi...senza dover ringraziare un titolo, una chiesa o qualsiasi altra forma di potere.

Essere liberi di guardarsi allo specchio senza indietreggiare.

Ma come potremmo mai noi due, dopo ciò che abbiamo visto e fatto, mischiarci a loro?
Ci sto provando con tutte le mie forze, ho combattuto i demoni che mi tormentavano, li ho scacciati, colmando il vuoto con l'aiuto di colei che da sempre mi permette di essere ciò che sono, eppure....siamo così distanti da loro.

Vedo in loro ancora accesa la fiamma della bontà, quel barlume di luce che li spinge a perdonare, rischiare, tentare di redimere...sperare.
Quando è che abbiamo perso la speranza di poter vivere una vita come gli altri? Quando i nostri nomi sono diventati un fardello da cui fuggire?

Lord....Lord....Lord.....Lord....Eroe....Lord....Signore....Magistro.....Maestro....Rettore....Lord....

Basta. Non lo sopporto più.

Vorrei solo ricominciare da zero, essere un nessuno, uno sconosciuto, un uomo insignificante, privo di titoli, privo di appellativi altisonanti, estraneo al dover dimostrare qualcosa.
Vorrei solo poter esser guardato con indifferenza, essere invisibile, per potermi muovere indisturbato da quel senso del dovere che ci è stato imposto e per poter rinnegare i giuramenti atroci che siamo stati costretti, in un modo o nell'altro, a fare.

Così come il nostro Signore, anche io, oggi più che mai, vorrei semplicemente mollare tutto e andare via, rinchiudermi nella mia torre fino ad essere dimenticato.

Stranamente non provo invidia verso quegli uomini di cui mi sono circondato questi giorni, ma li ammiro. Li ammiro per la loro tenacia, per i loro tentativi, per la loro incrollabile voglia di sistemare le cose. Sono un po' come noi, amico mio, che anche se ci mettiamo la maschera da cattivi, alla fin fine, abbiamo sempre e solo sistemato tutto.

Ma ho promesso il Mare della Luna, ed il Mare della Luna consegnerò e probabilmente, questa azione sarà anche la mia ultima.

Poi, scomparirò.

 
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view post Posted on 23/8/2022, 14:07
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