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*Infine era li, di fronte a quelle rovine viste nella visione da Arandir. Alla fine era li.
Guidava la spedizione, la sua lama si muoveva così meccanicamente, da non vedere neanche quello che gli si parava di fronte. Non aveva importanza.
Solo dopo seppe cosa stava combattendo: Shadovar, gli antichi abitanti di Thultanthar, l'enclave dell'ombra. La strada era giusta, e la tensione dei suoi compagni ne era la prova.
Si voltò un attimo a guardare il gruppo che stava guidando. Quanta gente aveva risposto al suo appello.
Esercito...Chiesa di Bane...Accademia Cupa...
Tutti avevano aderito alla spedizione, tutti avevano offerto i propri talenti, tutti dipendevano da un suo comando.
Si rivoltò, e come se fossero comparse dal nulla, come apparse improvvisamente da un banco di nebbia, delle scalinate che portavano giù...giù...in profondità.
Cosa stavano proteggendo gli Shadovar? Erano gli sgherri del Drago?
Ma la domanda più importante era...avrebbero veramente trovato il drago? Sarebbe stato li, ad aspettarli?
Troppe domande...poche risposte...solo una certezza, andare avanti.
Askard alzò lo spadone in aria, e come se stesse calando un pesante fendente ad un nemico immaginario, lo abbassò lo scatto fermandosi a metà aria, ad indicare le scale, la loro meta.
Minuti interminabili...la luce sempre più soffusa...e quelle scale...quelle scale interminabili...scolpite nella roccia più buia della notte...*
*Ombre...ombre che non solo si riflettono sui muri causati dalle torce, ma che ti attaccano e ti lacerano la pelle.
Askard avverte il dolore, ma non c'è tempo per fermarsi a vedere le conseguenze delle sue ferite.
Guarda la sua spada, la sua spada non ha ferite, non sanguina, non si ferma. Perchè dovrebbe fermarsi lui?
Avanza.
Improvvisamente, anche il buio e il silenzio smettono di fare rumore. Sembra di essere nell'eterno nulla, quando...*
*...due enormi occhi viola si materializzano dal nulla al centro di una grande caverna.
Un boato, un ruggito straziante e terrificante invade l'intera sala, dando vita e forma al corpo mastodontico del suo ospite, un Drago di Ombra, IL Drago di Ombra.
E' lui, lo riconosce, lo riconoscerebbe anche da cieco, non ha dubbi.
E' il momento, ma allora perchè la sua mano trema? Perchè la presa sulla spada vacilla? Perchè ha gli occhi lucidi,sotto l'elmo? *
"Perchè hai paura, dannato mezzorco...hai dannatamente paura"
*Stava crollando, anche la voce nella sua testa gli diceva che ormai era finita, era fin...
Una voce, una voce alle sue spalle.
Ma certo...non era solo, lui OGGI non era solo.
Voltò la testa a destra, vide Krast.
Voltò la testa a sinistra, vide Rukano e Neruem.
Si guardò alle sue spalle, Arandir e Xander stavano invocando il potere di Bane.
Più indietro, alto più di tre metri, vide un Titano e un Cornugon fianco a fianco, Garos e Myos erano pronti.
In fondo, nelle retrovie, Silerah e Ssyther proteggevano tutti con glifi magici.
Non vide Lupo Nero, ma sapeva che c'era, lui c'era sempre.
"E ora smettila, dannato mezzorco...apri gli occhi e smettila di..."
*Scosse violentemente la testa, come a scacciare una mosca troppo fastidiosa che ti vola vicino la faccia.
La presa sulla spada si strinse, ora era ben salda.
La sua mano ora era immobile, ferma.
Gli occhi erano aperti, sbarrati, fissi sulla figura che li sovrastava.
Era il momento.*
"MUORIIII"
*Si scagliò contro l'ombra, convinto che non sarebbe stato da solo.*
...
...
...
*Quando il corpo del dragone cadde al suolo, l'intera caverna tremò all'urto.
Lo scontro era stato spaventoso, terribile, ma non ci furono vittime, tranne una, tranne la più importante, il drago.
Askard lo guardò per molti istanti, poi si mosse verso di lui..
L'elmo non gli serviva, doveva avere una visuale pulita.
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.*
"Sei stato il mio peggior nemico. Sparisci dalla mia vita e dai miei incubi."
*E, dicendo questo, calò con violenza, tre, quattro, cinque volte la spada sul collo del drago, finendo per mozzargli la testa, che rotolò enorme, fino a cozzare la parete.*
"ASKARD, VIENI QUAA"
*Garos gli stava urlando, ancora in forma di Titano, da una piccola alcova alle spalle del corpo del Drago. Li, il maledetto, teneva il suo tesoro.
Monete, forzieri pieni d'oro. L'avidità dei Draghi è pari solo a quella dei nani, e anche li, non si sa chi è dei due a prevalere....
Stava per rispondere qualcosa di stupido, poi, come se sotto l'effetto di un incantesimo di ammaliamento, la sua bocca si bloccò improvvisamente.,
La vide, era li, adagiata su di un letto di monete.
Si avvicinò, l'accarezzò, la strinse forte in mano*
"PATTO OSCURO"
*Ora rimaneva solo una cosa da fare, benedire, finalmente, l'arma a Bane.
Ma non oggi, oggi era il giorno per festeggiare, oggi era il giorno per brindare, oggi era il giorno per smettere di avere paura, oggi era il giorno per tornare completi.*