|
|
| Durante gli anni ciclicamente la stessa barriera lo aveva costretto in ginocchio. Uno stridio di sottofondo proveniente da un punto imprecisato della mente andava lentamente ad affievolirsi, incalzato dalle note del bardo che lo combattevano, ora vivacemente, ora con ritrovata calma.
Così, in quell'aula della torre Elhol lentamente cadde, prendendo velocità secondo dopo secondo, il vuoto lo avvolse, per poi aprirsi timidamente, tra odori familiari e suoni metallici.
La sala, ben più nitida rispetto ai suoi sogni, lunghe navate di tomi e pergamene ben ordinate, un ampio rosone dal quale filtravano le luci vivaci della battaglia.
Il clangore si avvicinava sempre più, l'odore ferroso del sangue portato dalle onde d'urto degli incanti da ambo le parti.
Passò forse appena un minuto da lì a quando il maestro si presentò alle porte, istruendo il ragazzo a distruggere tutto. Quel volto, contrito ma deciso a non lasciare un briciolo di carta a coloro che venivano a reclamare conoscenza con la forza, rimase vivido fino a che Elhol divenne fiamma, e si apprestò ad eseguire quanto richiesto.
Quella che sembrò un'era per Elhol, passò in appena un attimo per il bardo.
Il sudore colava goccia dopo goccia, mentre il mago ancora stremato fissava il vuoto avanti a sé.
Rayzengar: "Hey amico, come ti senti?"
"Già.. come mi sento?" [Continua]
|
| |