Il fuoco scoppiettava nel camino. Sentiva il calore sulla sua pelle. Accanto a lei, sparse in maniera disordinata numerose pergamene, alcune arrotolate, alcune aperte. In molte l'inchiostro era sbiadito, cancellato dalle lacrime che aveva pianto mentre le scriveva. Macchie di vino sporcavano la fine del foglio. I capelli cadevano morbidi sulle spalle, la tunica bianca le lasciava una spalla scoperta, le gambe erano incrociate e scoperte. Il busto proteso in avanti mentre intingeva la penna nell'inchiostro. Ancora una voglia un foglio davanti, ancora una volta parole che sarebbero arrivate a nessuno.
Caro Jakilar, è passato un mese da quando hai deciso di partire... Ti ho scritto innumerevoli lettere che forse non leggerai mai. Mi hai lasciata da sola in questa casa, questa casa che abbiamo costruito insieme. Che abbiamo visitato per la prima volta in tempi non sospetti. Che abbiamo scelto insieme, questa casa enorme che sembra così vuota. Vuota senza di te, senza vederti nel tuo studio. Senza vederti dormire nel nostro letto. Senza sentire la tua risata, senza niente. Mi hai lasciata…così, senza nemmeno un ultimo bacio. Senza una carezza. Mi hai lasciata. E ora ho un buco al posto del cuore. Ora è tutto…diverso. Mi dovrò abituare a tutto questo senza di te. A questa casa, al circolo, a tutto. Te ne sei andato. E mi sento in colpa e mi odio immensamente per questo. So che è stata la scelta giusta, so che era quello che ti serviva. Un giorno forse ci rincontreremo, forse i nostri cammini si incroceranno di nuovo. Un giorno forse. Fino ad allora ovunque tu sia, con chiunque tu sia, qualsiasi cosa tu faccia, che la vita ti sia lieve e che tu possa ridere...sempre. Tua Lyra.
Lyra rilesse la lettera, ne aveva scritte troppe, aveva pianto troppi giorni. Rimasta chiusa in quella casa. Meno persone incontrava meglio era. Ero troppo presto, aveva già detto troppo a chi aveva incontrato. Erano stati gentili con lei ma aveva bisogno di stare sola. Adesso ciò che doveva rimanere era lei.
