Osservava un punto imprecisato fuori la finestra, non vi era nulla che gli interessasse particolarmente, il vociare dei passanti, il vento leggero che silenzioso gli accarezzava il volto, gli uccelli che volteggiavano difronte, roteando e inseguendosi, vedeva e sentiva tutto, sentiva anche lei, che continuava a parlare, non capiva bene quello che stesse dicendo, preoccupazione, paura, tenere attenzioni che voleva dedicargli?
Aveva provato ad entrare in quel suo mondo, a capirla, ma era ovvio quanto fossero diversi, amava quella vita serena che gli dava, sapeva dove trovarla, amava vederla girare per i banconi del negozio, si capiva quanto impegno vi mettesse, però lei non era solo quello, non si sarebbe meritata le parole che Tristan le stava per rivolgere, ma neanche le voleva dire, non voleva essere offensivo, però tutto quel discorso non lo comprendeva, non lo condivedeva e senza pensarci lo disse.
La sua attenzione, quella sera, era rivolta ad altro, forse per la prima volta non le dava ascolto veramente, sarà stata la stanchezza che in quei giorni lo martoriava, non che non volesse dormire, ma appena chiudeva gli occhi veniva inghiottito da pensieri...
"I gemelli, il porto, i demoni, Blackrose".
...Riviveva quelle dannate sensazioni, il petto di quell'essere, che si incrinava sotto al peso del suo stivale, la paura negli occhi di quel ragazzo, aveva visto uomini più grossi di lui, cadere in lacrime, pregando, le lacrime che si mischiavano alla saliva...
"ed ora ci mancavano queste dannate sfere."
Prima Peter, poi Livia, sapeva benissimo che erano pronti, ma comunque quando l'ignoto ti convoca hai sempre paura e finché si trattava di affrontarlo da solo, non vi erano problemi, ma quando la tua famiglia ti deve seguire...beh le cose cambiano.
Ed é quando puoi perdere qualcosa che si compiono errori.
Ma la botta più grande arrivo quando lei uscì di corsa in strada, quando disse quelle parole "Soggetto Idoneo", che ebbe un vuoto in petto...
"I gemelli, il porto, i demoni, Blackrose, Livia, Idoneo, Vanja, una vita serena..."
Con dolcezza, le prese le guance, guardava i suoi occhi, per qualche secondo il silenzio regnava nella sua testa, solo lei riusciva a renderlo così.
"Non mettere mai in dubbio la mia fedeltà, mai"
Con quella frase, rispose a tutte le domande che gli aveva fatto fino a quel momento...l'avrebbe amata, l'avrebbe difesa, l'avrebbe sempre cercata, sempre..non vi erano dubbi in quella frase...ma loro erano diversi, vivevano insieme solo in quegli attimi di normalità, in una vita piena di ignoto. Tra loro si era rotto qualcosa, lo sapeva di aver esagerato, però non poteva fermarsi a dedicarle tempo, non poteva dirle cosa realmente pensasse, la lasciò da sola, come nulla fosse succeso, sperando di poterle dare il tempo che si meritasse ma in quel momento nella sua testa contiava a ripetersi...
"Io non vedo bene o male, io non devo perdonare, io non provo rabbia...io provo compassione per voi...per tutti voi, per voi che incrocerete la mia strada sarò sentenza...sarò morte o redenzione...prego per la vostra anima, non chiedetemi misericordia, non chiedetemi perdono, non sono la Dea, ma solo il suo silente sicario"
Si caló il cappuccio sul viso e sparì tra i vicoli del porto, come un ombra nella notte, avvolto dalla lieve nebbia mattutina.