Faerûn's Legends

Livia.

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view post Posted on 18/7/2022, 14:51
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Cacciatore di Gibberling

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Livia Lean si era sempre sentita diversa dagli altri, fin da piccola aveva avuto la sensazione di non appartenere a nessun luogo.
Che nessun posto fosse giusto per lei.
Sapeva di essere diversa e non avevano, sicuramente, mancato di ricordarglielo.
Se l’era sentito ripetere innumerevoli volte nel corso della sua lunga vita.
Fin da bambina…
Non era certo il suo aspetto a renderla tale.
La Splendente era una città cosmopolita, non erano le orecchie a punta o i capelli rosa a renderla strana.
Nemmeno il fatto che un’elfa fosse stata adottata e cresciuta da un’umana, all’inizio forse aveva suscitato qualche rumorio ma qualche anno nessuno ci faceva più caso.
Non era certo la sua lingua tagliente o il carattere a volte poco adatto alle situazioni sociali, lo trovavano divertente anzi. Anche se sua madre le aveva insegnato che c’erano situazioni che richiedevano un determinato comportamento, che non doveva sempre dire tutto quello che le passava per la testa e che era importante tacesse quando vi era qualcosa di cui non sapeva così da apprendere e poter poi dire la sua successivamente.
Era il suo modo di vedere il mondo a renderla strana, come se per lei non esistesse alcuna bruttezza o malvagità. Un mondo in cui il bene sconfiggeva sempre il male e dove tutto era fatato.
La gente era affascinata dalle sue storie, dalla bellezza che vedeva nel mondo ma le dicevano sempre che un giorno si sarebbe ricreduta, che non aveva vissuto abbastanza.
Ma quelle erano, per l’appunto, storie.
Livia sapeva perfettamente che ciò che narrava non corrispondeva alla realtà, ma nessuno vuole le storie che finiscono male.
Tutti vogliono il lieto fine…
Cosa c’era di così sbagliato nel voler sognare un po’, nell’alleggerire la pressione della bruttura della realtà?
Decidere di affrontarla in modo diverso dagli altri la rendeva davvero strana?
Un giorno l’aveva detto a sua madre, l’aveva chiesto a lei se fosse veramente strana, se ci fosse qualcosa che non andava in lei, era la persona di cui si fidava di più al mondo, l’unica veramente, lei non le avrebbe mentito.
Ricordava ancora il volto contrito della donna nel sentirsi porre la domanda, il suo tono di voce solitamente calmo e pacato aveva raggiunto delle tonalità molto alte.
“Mia figlia, strana??? Come si permettono?”
Livia aveva sorriso…


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Non sapeva perché in quel momento le stessero tornando in mente quelle sensazioni, quei ricordi.
Forse perché era uno di quei rari momenti in cui stava vacillando, la sua fede così forte, il suo senso morale, le sue idee, tutto ciò in cui credeva stava vacillando.
Era successo pochissime volte, quasi nulla poteva scuoterla, nel corso degli anni aveva imparato a crearsi intorno la sua armatura, facendo chiarezza su cosa potesse penetrarla o meno.
Ma quella notte, quella notte quell’armatura si stava scucendo un po’ di più.
L’aria era tesa in quella radura, l’odore del sangue le pungeva le narici acre.
Quello a cui aveva assistito e partecipato le donava orgoglio e soddisfazione, aver riportato la parola della Dea dove era stata abbandonata e corrotta. Essere stata scelta da Padre Marcus, per cui provava stima e rispetto, come prima persona a riportare la giusta trama, l’unica trama, l’unica via, in quel posto un tempo manomesso, le aveva dato una sensazione di benessere.
Quando l’incantatore era giunto al tempio a discutere la faccenda non aveva avuto dubbi nell’offrire il suo aiuto. Non era la prima volta che lo incontrava, sapeva come si chiamava, sapeva che era un grande incantatore e da dove veniva, le era stato detto di stargli lontano, non che avesse altre intenzioni. Lo guardava con diffidenza ma d’altronde chi non guardava così.
Era necessario sgominare una cellula che praticava la trama d’ombra, infangando e dissacrando il nome della Dea e il suo operato.
Se c’era una cosa su cui Livia era sicura era la parola di Mystra, ciò che ella insegnava…
Lo era?
Perché in quel momento, mentre osservava il mago infilzare con le lunghe spade affilate di Tristan i palmi dell’adepto dell’ombra, non era poi così sicura.
In quel momento la sua fede e le sue convinzioni stavano vacillando e lei si trovava lì attonita a non sapere come reagire, cosa provare.
Guardava le facce dei suoi compagni, cercava in loro la risposta su cosa provare, su che espressione assumere. Forse se si fosse mostrata disgustata come Vikris o compiaciuta come Tristan, persino perplessa come Padre Marcus, forse non sarebbe stata ritenuta strana.
Invece l’unica cosa che riusciva a fare era storcere il naso e affondare le radici nei suoi pensieri.
Le parole di sua madre le rimbombavano nella testa.
“Ricorda Livia, ricorda che c’è sempre un’altra strada, che c’è sempre una seconda possibilità. A volte pensiamo che la strada facile sia quella più giusta ma spesso è quella difficile che ci porta nella giusta direzione.”
Aveva ragione e lo sapeva ma non poteva fare a meno di chiedersi se avesse o meno ragione.
Penetrare la mente di un uomo o provocargli male fisico non erano forse entrambi una situazione di violenza? Avevano uno scopo da raggiungere, importava davvero quali metodi utilizzassero?
Avrebbe dovuto, ma non riteneva quella persona degna, non lo riteneva nemmeno più una persona.
Ma era giusto?
Si riprese giusto in tempo per sentire Padre Marcus dire al Mago che forse era stato troppo drastico nel suo comportamento.
“Tagliente” esclamò Livia. Quello almeno era sicuro.
Cercò di riprendere il controllo di sé e dei suoi pensieri. In pochissimo tempo, da quando era tornata ad essere parte attiva del tempio, il suo spazio era stato stravolto.
La sua visione del mondo, già corrotta dalla morte della madre, continuava a incrinarsi sempre di più, per quanto le potessero dire che sapeva poco o che ancora non capiva il mondo, il quadro che si stava delineando nella sua testa imbruttiva sempre di più una realtà tanto dura.
Eppure tutto ciò le faceva ancor più voglia di descrivere tutto a modo suo, cercando la meraviglia…





Livia Lean


Edited by I.D - 18/7/2022, 18:17
 
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view post Posted on 20/7/2022, 20:40
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Ed ecco l'uomo vestito di nero
Eccolo entrare nel Tempio blu
Portando con lui una nefasta notizia
E una richiesta di aiuto per combattere la minaccia
Aveva già affrontato quello che li aspettava
E dopo averne alcuni sgominato
Un messaggio gli aveva lasciato
"Tornerò e porterò con me quello che sarà il vostro inferno"


"C'è un villaggio ai piedi del monte dove svetta la torre di ferro
Una piccola radura corrotta dalla magia più oscura.
Hanno un predicatore oscuro che diffonde un verbo sbagliato
E cioè che è stato corrotto, chiedo il vostro aiuto affinché sia sanato"


Piombarono, così, nel campo come angeli purificatori
Coi loro manti blu, la fede e la giustizia nei loro cuori
E tremarono tutti mentre provarono a resistere
Ma nessuno sarebbe riuscito a salvarsi
Prima ci fu fuoco e poi fumo
E il predicatore restò di sasso nel vedere i suoi accoliti cadere
Finché non arrivò su di lui la tagliente lama della giustizia.
Mentre il giusto Padre alzava il suo pugno tuonando
"Sono la giusta mano della Dea"
E il mago dal mantello oscuro gli faceva eco
"Sono il diavolo che avevi dimenticato"
Così cadde.
A memoria di chi abbandona il giusto cammino.




Livia Lean
 
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view post Posted on 21/9/2022, 10:10
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"Sei pronta?"
"Si"
"D'Accordo...allora..1,2...non barare"
"Non sto barando" una piccola risatina leggera accompagnata mentre la mano tornava a coprire gli occhietti vispi.
L'aria tiepida di quella sera primaverile le stuzzicava il nasino, lo arricciò un poco.

"Ti vedo..."
Un'altra risatina
"Allora 1...2...3...ora puoi aprire gli occhi"
Davanti a lei un bellissimo liuto bianco, le corde ben tese luccicavano ancora. Con grande emozione guardò la madre, le mani le tremavano e un grande sorriso le si era formato sul viso. I grandi occhi ambrati brillavano più delle lacrime di Selune.
"Coraggio..."
La donna le sorrise incoraggiante. Un sorriso dolce e caldo, uno di quei sorrisi che scioglierebbero anche il più duro dei cuori.
Lentamente si avvicinò al tavolino dove era poggiato lo strumento, i piedini nudi accarezzati dall'erba umida.
Avvicinò il naso al liuto prima di prenderlo tra le mani, l'odore del legno si accompagnava a quello della sera e dei fiori.
Si sentì subito tranquilla e in pace, l'emozione diventava sempre più forte.
Quando lo impugnò si sentì subito a suo agio, poi guardò la madre.

"Ti piace?"
"Si, grazie mamma, grazie"
"Ho visto in questo periodo quanto ti sei impegnata e ho pensato che la futura cantastorie più famosa del Toril non poteva non avere uno strumento degno"
Un gridolino di gioia le uscì dalla bocca
"Vuoi provarlo?"
Annuì ed entrambe si sedettero sul telo posizionato sull'erba. Lo facevano spesso per ammirare le stelle.
La piccola si posizionò tra le braccia della madre e iniziò a pizzicare le corde dello strumento. Le note uscivano leggere e precise.

"Voglio provare quel trucchetto"
La madre la guardò un attimo
"Va bene, ma ricordati che non succede nulla se non riesci."
Livia storse il naso, poi si sistemò meglio e inizio a suonare dolcemente le corde del liuto intonando una melodia.
"Ogni notte mentre sono distesa nel letto
Immagino un cielo stellato
Dove ogni stella è il sogno di qualcuno addormentato.
Coi colori più brillanti scintillano
Mille sogni che mi tengono sveglia
Penso al mondo che vedremo insieme
E le stelle più forte iniziano a brillare"

Era una canzoncina che avevano composto insieme, una ninnananna quasi
La cantava ad occhi chiusi cercando di concentrarsi, le ditina scorrevano leggiadre sulle corde e intorno a lei si riempiva di piccole lucciole azzurre brillavano.
Aprì gli occhi e si guardò intorno meravigliata. Gli occhi le brillavano, la madre la guardava con orgolio e amore.

"HAI VISTO MAMMA? HAI VISTO"
"Ho visto yenya"
"Non chiamarmi così"
La voce fino a quel momento dolce si inasprì, per quanto potesse risultare duro il tono di una bambina di 8 anni.
"Devi essere in contatto con le tue origini, abbracciarle e non respingerle" glielo disse con calma
Livia rimase lì un attimo a riflettere mentre le lucciole svanivano intorno a lei. Poi fece un grande sorriso, guardò la madre, posò il liuto e si buttò su di lei abbracciandola
La donna sorpresa sorrise

"Che stai facendo?"
"Quello che mi hai chiesto"
Entrambe risero e dopo un po' la madre la posizionò davanti a sè di schiena, iniziando ad accarezzarle i capelli per poi intrecciarli.
"Io non sarò con te per sempre e un giorno dovrai imparare a camminare da sola e allora cercherai chi sei..e scoprirai molto di più e queste lucciole diventeranno stelle. Brilleranno più forte di quanto puoi pensare, avrai così tanto potere che questo ti sembrerà nulla. Ma il potere più grande sarà la tua voce. Non per quello che la Dea ti ha donato ma per quello che potrai farne anche senza dono..."

[...]

Aprì gli occhi di scatto.
Non sopportava più tutti quei ricordi che tornavano come lame affilate nella sua mente.
Sedeva sul suo letto nel tempio, sentiva il respiro forte dei suoi compagni di stanza, si guardò intorno, dormivano tutti beati nei loro letti.
Chissà cosa tormentava i loro sogni e se i loro fantasmi erano così reali.
Si alzò cercando di non far rumore, prese le sue cose e uscì dalla stanza e dal tempio. La fresca aria autunnale la investì non appena mise un piede fuori. Selune era ancora alta. Nulla a cui non fosse abituata, si svegliava sempre prima di tutti.
Si alzò il mantello sugli occhi e si infilò per le vie della città. A quell'ora vissuta solo da chi era solo la notte e cercava una fugace e illusoria compagnia.
Come lei, solo che ciò che cercava era un luogo.
Con agilità si muoveva per le vie della città fin quando non raggiunse le porte sud. Aveva trovato un posticino tranquillo dove potersi rifugiare quando i sogni erano troppo angoscianti. Non poteva succederle nulla lì, non era troppo addentrata nel bosco ma le guardie che sorvegliavano la città non potevano vederla.
Stese un telo sull'erba umida, si tolse gli stivali e si sistemò sul prato.
Prese il suo liuto bianco con corde in argento, uguale come quello che aveva sognato, solo che questo era stato un regalo di Tristan. Tristan che considerava famiglia, così come gli altri membri del tempio che era diventato casa.
Si era legata ad ognuno di loro in modo diverso.
Una sensazione di pesantezza le attanagliò il petto. Cercò di ricacciare via il pensiero.
La spaventava ancora perdere qualcuno e sopravvivergli solo per quello che era? Non aveva imparato nulla di quanto la sua stessa vita fosse fragile dopo quello che aveva vissuto? Dopo il caos in cui era stata catapultata poco dopo aver messo piede al tempio. Dopo quello che aveva vissuto e continuava a vivere?!
Fissava il fiume scorrere lento nella notte, la luce della luna riflettersi, teneva il liuto tra le mani.

"Il potere più grande è quello della tua voce"
Disse sussurrandolo.
Non lo pensava più o meglio non ci credeva più, si sentiva impotente accanto alle persone che aveva accanto, cosa poteva fare la voce in confronto alle affilate lame?.
Era capace di narrare, si, e poi?
Sentiva che più che una dolce melodia ciò che usciva era tanto affilato quando le spade dei suoi compagni. Veniva ripresa per questo.
Per quanto lei cercasse di essere semplicemente se stessa...
Fece un sospiro profondo e iniziò a pizzicare le corde del liuto.


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"Chiudo gli occhi e ciò che vedo e un mondo che mi aspetta.
Che posso chiamare casa.
Oltre il buio oltre la luce oltre ciò che conosco
Possono dire che suona assurdo
Possono dire che sono strana
Non mi importa cosa dicono...
Vivrò nel mondo che desidero.
Perché ogni notte che sono straiata nel letto
Immagino un cielo stellato
Dove ogni stella è il sogno di qualcuno addormentato.
Coi colori più brillanti scintillano
Mille sogni che mi tengono sveglia
Penso al mondo che vedremo insieme
E le stelle più forte iniziano a brillare.
Un milione di sogni per il mondo che vivremo.
Costruiremo una casa con tutto ciò che ho raccolto
Nelle avventure che ho vissuto
Non importa quanto grande o piccolo saremo parte di tutto quello che vorremo
Condivideremo i sogni insieme
Nel mondo che vedo..."

Luci blu danzavano intorno a lei, come stelle troppo vicine brillavano nella notte. Lontane dalla piccole lucciole di quando era piccola, adesso erano grandi e splendenti...
Rimase a guardare il fiume tutta la notte fin quando il primo bagliore dell'alba non le disturbò la vista.
Si alzò lentamente per dirigersi al Tempio...
Ricominciamo!


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