Ai confini dei mondi

Era una notte d'inverno quella in cui finalmente decise di tornare nella città.
Le preghiere del padre finalmente accolte, la familiarità di quelle vie solcate infinite volte in tenerà età. Tutto simile, tutto alieno.
Si congedò presto, dopo i dovuti convenevoli. L'affetto non era scemato, la voglia di indipendenza ardeva nel suo petto.
Si ritrovò smarrita nei quartieri del tempio. Alcuni li riconosceva, di altri aveva solo un vago ricordo.
Mystra, la madre della magia, era una dea che l'aveva sempre incuriosita.
Una mortale come lei, maga come lei, spinta dall'ambizione per aspirare a qualcosa oltre.
Ambizione, qualcosa che in lei era morto un decennio prima.
Non era Mystra, nulla la spingeva a combattere per quel qualcosa in più.
Lei era Savras, l'onniscente dio che diede battaglia pur sapendo di dover avere la peggio. Dovere.
Quello, era un concetto a lei caro.

[…]

Erano passate settimane dal ritorno in città, e già una nuova partenza era in vista.
Aveva conosciuto un sacerdote di Gond, un tipo folle, così folle da rasentare la saggezza assoluta ai suoi occhi.
Non riusciva a capacitarsi dell'uomo, non era umano ai suoi occhi. Folletto? Fata?
L'aveva introdotta al concetto di Meraviglia, era riuscito a risvegliare un fuoco ormai da tempo sopito dentro di lei.
Riprendere gli studi arcani affiancandoli a quelli planari, trovare la propria Meraviglia. O crearla.

Aveva provato a seguire il sacerdote in alcune missioni affidategli dalla chiesa Gondita, ma si era presto reso conto che più che essere un aiuto era un peso.
Non era facile preda all'ira, ma la frustrazione, la frustrazione l'avvolgeva come un'armatura.
Tornò a passare notti insonni sui libri, non curante dei suoi occhi sempre più deboli.
Spese tutti i suoi risparmi in pergamene acquistate nei mercanti delle varie cittadine che visitava nelle sue esplorazioni solitarie.
Il suo potere però, rimaneva fiacco.
La balestra la accompagnava come una compagna fedele. Ultima difesa in un mondo ostile che si ciba del debole.

[…]

Quell'annuncio così improvviso la spiazzò.
Fino a quel momento, il divino era un'idea. Un concetto astratto che pur interagendo con i mortali in maniera tangibile, non influenzava pesantemente le vite delle persone che gli stavano attorno.
Ora l'unica persona con cui riuscita a stabilire un rapporto che andava oltre la semplice conoscenza, avrebbe caricato a testa bassa un esponente di un dio della Furia.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma fare ciò significava dare una preoccupazione in più al sacerdote.
Essere inutile, una topa da biblioteca incapace di proteggere nemmeno se stessa, non le andava più bene.
Si trovò a parlare come il suo vecchio Maestro, proferendo comandi invece che richieste.
Doveva essere uno spettacolo ben strano quello che offrì al paziente sacerdote. Passò la successiva giornata china sui libri, e avvolta da oggetti magici da identificare.
Una mano sul grigorio, l'altra su un paio di bracciali. Gli occhi ruotati verso l'alto come a darsi sollievo nella logorante impresa che aveva intrapreso. Sedici lunghe ore con interruzioni minime.
Lentamente, riuscì a mettere a fuoco la stanza. Aveva qualcosa che avrebbero dato un aiuto.

Forse, un giorno, avrebbe potuto considerarsi una Divinatrice a tutti gli effetti.

“Torna da me.”

I mesi successivi avevano visto la giovane maga in un continuo stravolgersi di eventi.
Si riteneva un vaso da modellare, pronta a prendere le sembianze volute da un'eventuale guida, ma il destino aveva differenti piani per lei. Le regalò, invece, un mondo di prospettive.

Il saggio Jolron si era lentamente ritagliato un posto nel suo cuore. A modo suo amava le stranezze del sacerdote, il suo parlare per metafore, l'essere constantemente costretta a spiegare ad eventuali estranei il senso delle sue parole, ascoltare ed essere ascoltata, essere costantemente incoraggiata, l'assenza totale di giudizio e l'estrema aura di speranza che lo circondava. Ai suoi occhi era praticamente un paladino che si era levato la benda dagli occhi. Per la prima volta nella vita sapeva che avrebbe rischiato la vita per una persona se necessario. L'amore non era un concetto facile da capire per lei, e a distanza di mesi era ancora incerta sui veri intenti dell'uomo, ma sapeva che in qualsiasi modo sarebbe finita, non avrebbe vissuto con il rimorso. L'avrebbe portato con se, a Waterdeep o alla fine del mondo. Magari entrambi.

Lord Inxis e il signor Krazilec li vedeva come due facce della stessa medaglia. Uno esuberante, l'altro misterioso. Entrambi innati dall'immenso potere. Entrambi vedevano nella giovane maga un potenziale verso cui ella stessa era cieca. Assieme ad Inxis aveva salvato i bambini rapiti dai Cyriti di Baldur's Gate, episodio che la spinse a non essere semplicemente un'osservatrice dei fatti che accadevano attorno a se. Magari era Savras, ma non avrebbe accettato il destino posto innanzi senza opporcisi.

Il signor Blackrose era forse la persona che più l'aveva spinta a cambiare atteggiamento verso il mondo arcano, a provare nuove applicazioni senza affidarsi alle regole non scritte in cui i comuni maghi si crogiolano, seppure la loro unica conversazione fosse stata pesantemente incentrata su argomenti planari. Era un mortale, ne era abbastanza certa, ma tutti i suoi sensi le dicevano il contrario. Forse era l'assenza di empatia che percepiva, forse la consapevolezza che se mai fosse diventata una viaggiatrice planare sarebbe anche lei diventata meno umana. Ringraziava Tymora di avere incontrato il mago dopo aver conosciuto Jolron. La bilancia era stabile per il momento, ma sentiva che qualsiasi turbamento nel suo equilibrio avrebbe inevitabilmente spinto la maga verso uno spaventoso estremo.

Il guardiano Firenweer, dell'ordine vigile dei maghi protettori di Waterdeep era invece un'incognita. Non avevano iniziato con il piede giusto i due, ma non riusciva a non rispettare l'anziano mago. Nonostante il velato insulto durante il loro primo incontro, nonostante il suo confutare ciò che la aveva fatta riavvicinare allo studio dell'arte, nonostante il rifiuto nel guidarla. Luxil era abbastanza sveglia da capire che c'era ben poco di personale nelle parole dell'uomo. Forse c'era ben poco di personale in tutto lui. Era semplicemente un'estranea di cui era bene diffidare, a ragion maggiore visto la predilezione per gli studi oscuri in cui si cimentava.
Le aveva datto una possibilità, d'altronde. A lei bastava, avrebbe mostrato di che pasta era fatta.


[…]

Le era stato affidato un incarico dal guardiano, un compito adatto ad una persona con le sue conoscenze, o almeno così credeva. Le erano stati affidati due protettori, adepti dell'ordine, che avrebbero dovuto garantire la sua incolumità.

Vicolo dello sfodero. Un demone era stato avvistato in una casa diroccata.
I tre si avviarono, ma appena varcati i confine del porto si rese conto che i suoi protettori forse avevano bisogno anch'essi di una guida.
L'adepto Luthien provò a fare lo splendido con una giovane Halfling, una prostituta se erano fortunati, una vedetta per un signore del crimine se Beshaba era dalla loro. Quando fu chiaro che la situazione stava degenerando, Luxil provò a reindirizzarli verso il loro reale obbiettivo.

Due guardie e un sergente della guardia cittadina stavano di fronte alla casa abbandonata, aspettando il loro arrivo.
Il sergente, Mirabella Swager aveva espressamente chiesto l'aiuto dell'ordine e non sembrava particolarmente entusiasta nel vedere tre arcanisti di secondo grado essere affidati all'indagine.
Colse comunque l'occasione per liberarsi di un caso che sembrava far acqua da tutte le parti.
I tre, lasciati liberi di investigare, subito si resero conto di essere osservati da alcuni farabutti.
Luxil riteneva che era il caso di limitarsi ad indagare la casa, ma i suoi due compagni vollero interrogarli.
Essere divinatrice, è una benedizione quanto una maledizione. Aveva analizzato anticipatamente tutti i possibili risultati di quella conversazione, e in nessuno d'essi non si creavano problemi.
Si limitò a stare in disparte, dando le spalle ad un muro, conscia che presto gli eventi avrebbero preso una direzione scomoda.
Quando la prima lama fu sfoderata, la sua reazione fu quasi istantanea. La bacchetta scivolò dalla manica nelle sue mani, e con una singola parola d'ordine la trama assunse la forma di una cascata dai mille colori, che sovraccaricò le menti dei tre criminali. Caddero a terra prima che qualsiasi scontro potesse avvenire.
Sapeva che ormai avevano poco tempo prima che qualcuno venisse a curiosare, quindi spinse per tornare all'obbietivo principe del loro incarico, la casa.
Un semplice incantesimo di individuazione del magico le fece capire qual'era l'obbiettivo della loro ricerca prima di essere ancora entrati.
Uno strano cristallo con una fortissima aura evocativa attendeva sopra un tavolo.
Si accertò che del demone non ci fosse traccia. Scrutò il piano etereo ed astrale, ricercò un eventuale portale, ma nulla ebbe successo. Se una creatura dell'abisso era stata avvistata la risposta era chiaramente da ricercare nel cristallo.
Tornarono alla torre dell'ordine con un incanto di Teletrasporto generosamente concesso dall'adepto Lestac, e chiese subito che il cristallo venisse custodito in un luogo sicuro in attesa di averlo analizzato, possibilmente in una zona di antimagia.

Una singola preghiera nella sua mente:
“Per favore non attivarti ora o passeremo alla storia come i folli che hanno fatto invadere la torre dell'ordine.”

Minauros, La città sepolta:


Cosa sai del terzo livello di Baator, folle? Nulla?
Ottimo, questa è la guida che fa per te allora.
Prima di tutto, devi sapere che Minauros è continuamente soggetta a grandinate in grado addirittura di arrecar dolore ai diavoli nativi del livello.
E se sei un minimo competente, saprai che sono resistenti ai danni.
La grandine li uccide? No, ma tu non sei un Baatezu.
Le testimonianze raccontano che i chicchi di grandine sono in realtà palle di ghiaccio inquinato, talvolta contenente uncini, schegge di metallo o i denti affilati di diavoli da tempo deceduti.
Se vuoi avere una possibilità di sopravvivere all'ambiente ostile di questo livello devi proteggerti da ciò, è la tua priorità assoluta.

Una volta sorpassato questo scoglio, probabilmente il primo insediamento che incontrerai è la piu' grande metropoli, che si estende per gran parte del livello: Minauros, la Città Sepolta.
Perchè si chiama cosi, ti starai chiedendo.
La ragione è che le sue fondamenta discendono lentamente nella melma su cui è fondata. Nella città sulle pietre del selciato sorgono limo e fango, il che rende il tutto instabile. Interi viali spesso si flettono e collassano, divenendo inaccessibili ai veicoli su ruote. E alla vita in genere.
Per cercar asilo dalle grandinate che affliggono il piano, gli edificatori della città erigono imponenti coperture di pietra lungo le vie e gli anditi. Sorrette da colonne precarie, queste logore tettoie si aggiungono al perpetuo pericolo dei detriti che cadono.
Non appena un frammento di roccia o di mattone si sgretola dal suo sito, gruppi di diavoli di basso rango si affrettano a raccoglierlo per uno dei numerosi progetti di ricostruzione cittadina. Le pietre recuperate vengono adoperate a sostenere i cedimenti delle fondamenta, e, talvolta, diverse brigate s'affrettano per le medesime pietre, dando luogo a contese che possono terminare con morti o gravi ferimenti. Evita questi gruppi, o sarai l'ennesimo innocente vittima della guerra dei ciottoli.
Ti starai chiedendo a questo punto, perchè questa città ha rilevanze nei nove inferni, e perchè dovrei solamente pensar di visitarla?
Presto detto, è un grande centro commerciale per il commercio di anime.
Esse sono trasportate qui dalla seconda metropoli del suolo, la Città delle Catene, per essere trasformati in Lemure. Innumerevoli diavoli si aggregano nei numersi caffè cittadini per barattare le anime future (In una transazione di anime future, i diavoli barattano la proprietà di anime ancora da corrompere in cambio di merci, servizi o informazioni. Alcuni Diavoli incapaci di colmare le proprie quote e a rischio di degradazione si sottomettono a una sorta di strozzinaggio spirituale, ottenendo un piccolo numero di anime attualmente disponibili in cambio della promessa di una quantità relativamente più ampia in futuro).

Se sei in cerca di anime, la Città Sepolta è il luogo da trovare.
Le anime sono la moneta di scambio principale all'inferno. Se sei un viaggiatore, ne avrai bisogno. Viaggiare senza aver modo di barattare servigi, è una condanna alla schiavitù eterna. Non vuoi avere debiti con un diavolo. Ma fai attenzione, accumulane troppe e sarai un bersaglio.
Il modo migliore per rimanere in vita a Baator è essere invisibile. Sii Cauto, folle. Possa il tuo viaggio continuare in relativa sicurezza.