Faerûn's Legends

All'ombra dei tuoi passi.

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view post Posted on 3/3/2024, 21:10
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Squartatore di Troll

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Inginocchiata su un pezzo di roccia che dominava la valle brulla e sassosa.
Solo le nuvole osavano sfidare il cielo sopra di lei.
Perfino i falchi dei corni tempestosi dovevano cedere il passo alla sua temerarietà, e volare più in basso di quanto lei fosse arrivata.
Sentiva la carezza di un’aria tanto rarefatta che le sembrava quasi fosse inutile respirare; ogni volta che il suo petto si sollevava per prenderne un po’, ne risultava meno sazia.
Lungo le pendici della gola rocciosa che si andava restringendo, due manticore dilaniavano i miseri resti di una preda.
Il riverberare dell’eco di imponenti tamburi rendeva chiaro quanto poco sicura fosse quella terra di orchi.
Mise le mani in avanti, afferrandosi alla roccia, sentendola dura, spigolosa, spaccata dal freddo impietoso che innumerevoli inverni avevano portato con sé.
Chiuse gli occhi.
Non aveva bisogno di guardare.
Il legno della corazza, dono del liutaio, le schiacciava sulla pelle dei cenci di lana che non erano sufficienti a scaldarla, e sentiva il gelo rubarle la misera resistenza che ancora le restava.
Il sentiero di sua Madre.
Nei suoi ricordi, l’elfa che le aveva dato la vita era la cosa più simile ad un essere superiore che potesse immaginare: bella, forte, potente e autoritaria.
Al suo passaggio, chiunque piegava lo sguardo.
Lei stessa aveva abbassato lo sguardo davanti sua madre, ogni volta che si sentiva ripetere quanto non fosse pronta, non fosse adeguata, non fosse capace.
Quando era stata gettata via dal sentiero, almeno questo era arrivata a credere, lei aveva rivelato quanto vere fossero quelle parole.
Abbindolata da ogni persona le ricordasse sua madre.
Ingannata.
Usata.
Abbandonata.
Fra tutti, forse solo il liutaio aveva avuto fiducia nello spirito forte e coraggioso che si era nascosto in fondo ai suoi occhi dorati.
Una fiducia che le era costata maledizioni, sofferenza e responsabilità.
Ma nonostante tutto, l’unica forza che non riusciva ad abbandonare.
Spinta dalle parole del liutaio aveva accettato le grandi verità scomode, portando quelle ferite dentro di sé, lenite solo dalla consapevolezza che occorre saggezza e determinazione per decidere cosa è giusto sacrificare in nome di un bene necessario.
L’equilibrio del Cerchio.
Coprì le guance con le mani, fu confortata dall’incerto tepore trasmesso dai guanti alla sua faccia tagliata dal freddo.
Pianse.
Pianse molto.
I volti delle persone incontrate perdevano significato mano a mano che le lacrime cancellavano via la loro immagine.
Quando sentì di non avere più lacrime da versare, quando il freddo le aveva gelato pure quelle, allargò le braccia e si lasciò cadere.
Le sue braccia furono ali.
Prese quota con la rapidità di una possente aquila, sentì il vento sibilare fra le penne mentre l’aria la sosteneva e spingeva in avanti.
Il sole, basso all’orizzonte, era una sfera infuocata che accarezzava la terra in un rapido bacio.
L’occidente era davanti.
Il suo sentiero l’attendeva, non avrebbe più accettato di piegare lo sguardo davanti agli altri.
Per un attimo le venne in mente quella guaritrice.
Poi cancellò anche quel pensiero.
Per i custodi del Cerchio, simili pensieri erano una debolezza.

Edited by Il Saggio Jolron - 3/3/2024, 22:19
 
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