Domanda, è normale che se impugno una "Lama Infuocata", e non carico nessun poderoso, mi da 0 di danno, ma se metto del poderoso (esempio 1) mi fa 0+2?
La sensazione che ti attanaglia, quando ti svegli e ti ritrovi, sempre chiuso in quella stanza, che ormai per te è una prigione, ma ti manca qualcuno, qualcuno che fino a qualche ora fa era li con te. Vikris era sparito. Marcus era sparito. La porta era ancora chiusa, dall'interno. Nella sua testa, come un lamento gutturale, solo determinate parole. Na'ah'ehye ya..
PANICO
Più il tempo passava, e più quella sensazione prendeva il sopravvento, assorbendo ogni briciolo di razionalità. Inizi a guardare intorno a te, ad addossare colpe a chi magari non merita il tuo dito puntato. Non sei più una guida, sei tornato ad essere un bambino. E ancora, incessamentemente, nella sua testa, quella cantilena, quella maledetta cantilena. Na'ah'ehye ya..
DISPERAZIONE
Vedere Livia cadere nelle fiamme fu un colpo durissimo, ancor peggio di non trovare più Marcus e Vikris al suo risveglio. Lui non era stato in grado di proteggerla. Il peso sulle sue spalle, sia del corpo che del fallimento. E ancora...ancora quella tremenda voce nella testa, perenne compagna in quei momenti. Na'ah'ehye ya.
NULLITA'
Era li...con il cadavere gorgogliante di Livia tra le braccia. Tristan gli parlava, chiedeva il suo intervento. Caroni era furioso mentre usciva da quella porta, con il pugnale ancora in mano, che pochi secondi prima aveva sfiorato la sua carotide. Sostanze nerastre fuoriuscivano dalla bocca dell'elfa, mentre recitava una canzone. Un requiem cantato da un cadavere. Poi, tutto divenne nero. Era tra le sue braccia, quando il corpo dell'elfa iniziò a liquefarsi, lentamente, fino a diventare una grande pozza nera che sparì sul pavimento. Il volto di Peter diventò una maschera di pietra, incapace di muoversi. I suoi occhi divennero vitrei, impossibilitati a guardare altrove, come ipnotizzati da quell'ultimo punto che avevano visto, prima che tutto accadesse. Non sentiva più nulla intorno a se, ogni suono era stato neutralizzato. Perfino le urla di Tristan, urla strazianti di dolore misto a pianto. Tutto era vuoto, tutto era nullo. Solo una cosa, ancora, si udiva...
*Una missiva viene fatta arrivare alla Lancia nella caserma Zhentilar*
"Lancia, sono Askard Urghrash, Spadaccino del XIII Plotone Zhentilar. Sono qui per informare l'esercito di una presunta avanguardia di demoni poco fuori le mura cittadine, nelle campagne e nei confini. Si tratta di demoni minori, che alla loro morte spariscono esplodendo in una colonna di fuoco. Richiedo, dunque, l'utilizzo di alcuni uomini fidati per sorvegliare i confini cittadini e proteggere la popolazione. Gli uomini verranno scelti espressamente da me. Lode a Bane Askard Urghrash, Spadaccino del XIII Plotone Zhentilar"
Io sono famiglia annessa, quindi non possiamo organizzare battaglie di spade di carne... No...volevo solo essere chiaro, perchè poi magari qualcuno si offende...
Senza girarci troppo, qualcuno della community va o ha intenzione di andare a Lucca quest'anno? Io ci sono sabato e domenica, quindi se qualcuno va e ci si vuole trovare per due chiacchiere, due passi e cazzi e mazzi, questo è il 3d giusto per organizzarci!
Caldo. Lo senti nel tuo corpo. Ti scorre nelle vene, trasportato dal sangue. E' il sangue stesso, perchè il tuo sangue discende dal fuoco. Stiamo parlando di quel calore che ti fa quasi rabbrividire, come la più fredda e uggiosa giornata d'inverno. Il camino era spento, i lampadari pure, eppure sentiva caldo. Guardò fuori la finestra, pioveva. Caldo, quel caldo veniva da lei. Era cambiato qualcosa in lei, dentro di lei, dal loro ritorno dall'Avernus. Vuoi l'adrenalina di aver compiuto un'impresa come quella di liberare Raziel il Crociato. Vuoi la consapevolezza di essere andata e tornata da un luogo mortale. Lo sentiva, quel calore, che cresceva, sempre di più, diventando da semplice sensazione a pura concretezza. Lo sentiva, e sapeva anche che non sarebbe più riuscita a trattenerlo per molto tempo ancora. Durò solo un attimo, e nel secondo successivo, davanti ai suoi occhi una vasta e verdeggiante prateria.
Cenere.
Che cosa aveva risvegliato, dentro di se? Cosa era rimasto, per così tanto tempo assopito? Per interminabili giorni era rimasta intrappolata nelle sue maschere, in quel sottile spazio che separa la prigione della mente dalla cruda realtà, in un'equilibrio precario chiamato SANITA'. E ora? Ora basta. Il sangue le ribolliva nelle vene. Il caldo era sparito, ora c'era solo fuoco. Fuoco, lo stesso fuoco di cui sono fatti gli esseri che le hanno donato la discendenza magica. E ora..? Ora c'era solo un'ultima cosa da fare, per completare tutto. Era arrivato il momento di tornare dove tutto era iniziato, e dove tutto sarebbe reiniziato. Era arrivato, finalmente, il momento di tornare a casa sua.