La Sala delle Meraviglie di Baldur's Gate era tutto un tintinnare ed uno sbuffare di attrezzature dal passato improbabile e dal futuro incerto. La Sparapane era indubbiamente la preferita del Saggio Jolron: imponente e massiccia, con il cesto delle munizioni rafferme là davanti, troneggiava all'ingresso della sala, accogliendo i visitatori sotto la sua severa e temibile bocca di fuoco. Agli occhi del saggio, la Sparapane rappresentava in una sola creazione una parte decisamente interessante degli insegnamenti del Capo della Fucina: era un prodigio della tecnica, la realizzazione di un'idea, la soluzione di un problema ed anzi, la sua trasformazione in una soluzione. Il Saggio poi non era un abile minutiere, aveva le dita troppo tozze e ruvide per tirare fuori monili o gingilli, però le armi! Quelle si, che erano roba per lui. E la Sparapane era l'arma più innovativa e strabiliante dell'intera sala. Peccato solo non funzionasse. Già ben alto, si fece in avanti per controllare cane e percussore, quando si accorse che qualcuno aveva messo uno stoppino nella scanalatura di ignizione: roba che per una scintilla poteva venir giù il tempio.
<no, dai, ragazzi!> urlò il saggio <non è che qui ogni Marphenot dobbiamo rifare i vetri al vicinato? Chi è il genio che ha armato la Sparapane? Qui basta una scintilla e….>
Il saggio ebbe una strana sensazione. Di quelle belle, di quei profumi buoni che senti con la testa prima che con il naso. Il profumo di qualcosa di bello che sta per capitare. Si voltò di scatto. <scintilla!> La scintilla del Saggio era una ragazza giovane e minuta, dalla carnagione e dai capelli chiari. Ma il Saggio Jolron guardava oltre quelle apparenze, perché era al cospetto di una persona capace di ascoltare oltre le parole pronunciate. Una persona rara. Una scintilla. Una meraviglia. La sua meraviglia. Ebbe però poco tempo di parlare con la sua Scintilla, perché entrambi vennero distratti da un tonfo ed uno stridio proveniente dalla Nave Da Roccia. Si avvicinarono alla fonte del suono, e da sotto le ruote lignee cerchiate di ferro venne fuori Darblin (o un nome simile, il Saggio Jolron non ricorda bene) il suo confratello gnomo che, per comodità e praticità, il Saggio chiamava semplicemente:
<confratello gnomo!> Si, perché saggezza e fantasia non devono per forza di cose camminare di pari passo. <cosa accade?>
Lo gnomo uscito dalla Nave da Roccia spiegò come una vita era caduta fra gli ingranaggi della nave, con il rischio reale di un inceppamento all'avvio. I due dissertarono sotto lo sguardo di Luxil dello stoppino messo nella sparapane e di una nuova necessità del tempio, un bisogno che riguardava il proliferare delle melme nelle fogne della città, un problema che unito alle altre contingenti situazioni di Baldur's Gate, rendeva il tutto una miscela esplosiva. Non a caso, infatti, quello che occorreva era davvero qualcosa di esplosivo. Il GFB. Gran Fottuto Bruciatore.
Un progetto ambizioso, una modifica al PFBP: Piccolo Fottuto Bruciatore Portatile. Una poderosa canna di un metallo duro quanto poteva essere solo l'Adamantio. Tre pistoncini flessibili per l'ignitore, che tenessero la temperatura, in ferro febbrile. Una Cassa di stoccaggio resistente ma leggera, tanto leggera da non rovinare la posa di tiro, e solo il leggendario MIthrall poteva rispondere a queste caratteristiche. Jolron non solo era un responsabile di sala, ma era anche un medico, un sacerdote ed un metallurgo. Se qualcuno poteva rispondere a quella chiamata, era lui. Strinse la mano al suo confratello. La sfida era accettata.
Giorno primo: Le miniere di Naskell e l'Adamantio. Capitava al Saggio Jolron di aprire gli occhi e iniziare le sue attività di colazione e preghiera, entrambe molto abbondanti, e al termine delle quali trovarsi spostato alla sua destinazione dalla manifestazione del potere di Gond. Fu così anche quella volta. Non comprese bene come, esattamente come ogni volta che questo accadeva, ma fece per uscire dalla sua camera della locanda e si trovò forse a mezzo miglio dall'altura che ospitava la miniera di Naskell, nell'Amn. La riconosceva benissimo. Si avvicinò all'insediamento, prese un alloggio presso la foresteria, pagò il pedaggio d'ingresso e iniziò a lavorare. A differenza di altri lavoratori che scavavano a casaccio dando colpi di piccone sperando in un minerale d'argento o qualche frammento di gemma, il Saggio Jolron ascoltava i segnali che la terra gli dava. Si guardava intorno, leggendo i colori della miniera: una colatura di rosso su una stalattite indicava la presenza di ferro, l'ossidazione nera dell'argento assumeva sfumature azzurre e violacee esposta alla luce, a differenza di quella del piombo che era nera ed opaca, mentre il cromo era nero e lucido, salvo poi rivelarsi chiaro in fase di spugnatura delle impurità. Sollevò sguardi incuriositi mentre cercava di trovare quello che altrove veniva chiamato "Eternio" per la sua indiscutibile durezza. Gli piaceva usare quel nome esotico, almeno per non far capire agli altri di cosa si occupassero i suoi progetti. Scese molto in profondità senza dare neanche un colpo di piccone. Si infilò in strettoie che riuscivano a malapena a lasciarlo passare. Sudava e sbuffava come un mantice nel tepore umido della caverna. Passò ore ed ore in quel buio, accompagnato solo dalla lanterna. Quando fu distante da tutti gli altri, illuminò la schermatura del lucignolo bruciante con un piccolo prodigio del Capo della Forgia. Benedì il suo capo e la buona sorte, quando un grande alone d'un opalino iridescente gli suggerì la presenza del suo sospirato Eternio. Lavorò tutta la notte, e poi dormì là nel sottosuolo, stanco, posato sul sacco che aveva riempito di minerale. La mattina dopo mormorò le sue orazioni nel buio più totale, e potè avere della luce magica solo dopo aver pronunciato le sue orazioni. Dopo di quelle, il freddo. Il tepore del sottosuolo Amnita era distante, mentre la neve gli si posava sulle spalle. Era stato inviato a Sundabar.
Giorno 2: Il leggendario Mithrall. Corse come se lo facesse per salvarsi la vita. Anzi, no: correva proprio per salvarsi la vita. Era stato fiondato là dall'Amn in maniche di camicia, e il freddo del nord lo aveva colto impreparato. Quando entrò nella locanda, lo sguardo dei minatori si fece divertito. Jolron era nativo di Waterdeep, e a Sundabar lo avevano conosciuto già da ragazzo, nonostante all'epoca fosse imberbe e senza particolari abilità. La maestria era venuta dopo, con la passione e l'ossessione. L'ossessione per la meraviglia, per la realizzazione, per la creazione. Molti artigiani del Capo della Forgia sceglievano alcune cose nelle quali eccellere, ed un aspetto della meraviglia da tutelare. Il Saggio Jolron ardeva come il fuoco della forgia, ed era tenace come la pietra che la teneva insieme. E la sua meraviglia, era la speranza. Come se si potesse forgiare la speranza in forma fisica, l'ingombrante saggio batteva ogni giorno per realizzare i suoi obiettivi. Quel giorno comprò vesti pesanti ed attrezzi da lavoro, e pagato l'ingresso della miniera (più alto dell'ultima volta, che ladri!) il Saggio Jolron iniziò a cercare come un forsennato il minerale del quale aveva bisogno. Purtroppo la miniera di Sundabar aveva la spiacevole attitudine al silenzio. Croste ghiacciate e colature idriche avevano tinto tutto, e la lingua di quella montagna restava ancora un mistero. Però il Saggio Jolron conosceva altre lingue sincere: quelle dei minatori. Camminò per i cunicoli, fermandosi ai ristori dei minatori. Le voci lo condussero di sosta in sosta lavorando poco e ascoltando molto. Alcuni parlavano di una zona di quelle miniere decisamente poco frequentata, perché il prezioso cobalto era contaminato fra un ferraccio di un azzurrognolo sbiadito, tanto leggero da sembrare zinco, solo di una tinta un po' più carica. Il Saggio Jolron ascoltava e taceva, perché a volte la saggezza è dire qualcosa, alle volte era ascoltare molto, ed altre ancora parlare molto per non dire nulla. Le vere leggende poi non hanno bisogno di molte parole, spesso occorreva solo darsi da fare. Il secondo pezzo era conquistato. Il giorno successivo avrebbe pregato per essere trasportato di nuovo a Baldur's Gate, dove avrebbe lavorato quei metalli e chiesto informazioni per l'ultimo pezzo del GFB.
(Nota off: ringrazio per l'intervento, bellissimo, del confratello gnomo! Ps: ora dovrei chiedergli la locazione dell'ultimo minerale per la realizzaione del progetto, o almeno chiedergli consiglio su come procedere!)
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