Faerûn's Legends

Posts written by Il Saggio Jolron

view post Posted: 22/4/2024, 14:46 Quest origini elfo stregone - Quattro chiacchiere nel Cormyr
Amico mio, se potete il lunedì io oggi, dopo la mezzanotte, sono tutto tuo.
view post Posted: 26/3/2024, 23:56 Eroismo superiore - Il Dilemma di Drizzt
Come dice il Saggio Jolron:
Se ti va in culo, é voluto.

Credo valga sempre il discorso del tipo di bonus.
view post Posted: 25/3/2024, 16:02 Lavoratori per il Solcasabbie - Quattro chiacchiere nel Cormyr
Ehi, bella gente.

Il Saggio necessita di lavoratori per il Solcasabbie. In game vi ho già rotto le scatole.
Ethan, Rathar, quando ci si becca per concludere il concludibile?
Prugna, fatti trovare!
view post Posted: 23/3/2024, 07:18 La vostra opinione sul gdr - Forum OT
A me non era sfuggito.
Solo che il discorso è lungo e complesso.

Io giocavo a Magic negli anni novanta.
Ero un fiero perdente con homebrew totalmente personali, di quelli che il proprio stile contava più del resto.
Magic però ha due difetti.
Il primo è un costo che nel tempo era diventato abbastanza impegnativo.
Il secondo è il fatto di essere complicato.
Se incontri quattro persone che a magic non hanno mai giocato, stai sicuro che quel pomeriggio con loro non ci giochi.
Se incontri quattro persone che non hanno mai giocato ad un gioco di ruolo, gli dici "Okay, le regole le conosco io. Vi descrivo una scena e voi mi dite cosa fate" e quel pomeriggio dieci dadi li tiri.

Poi mi piace "sfumare" il personaggio, dargli carattere, spessore, unicità.
Nella mia ottica, le classi sono solo degli schemi per definire cosa può fare un personaggio, non quello che è in effetti.
Un guerriero di livello 12 che sia stato nominato baronetto con tanto di piccolo castello in una remota landa di confine si definirà "Barone Briscolo" e non "Briscolo il guerriero".
Lo spessore, l'espressione, l'interpretazione, le risate e i ricordi memorabili....
....sono tutte cose che diventano importanti e costruiscono una bella esperienza condivisa.
Amicizie a distanza, ma amicizie.
view post Posted: 10/3/2024, 23:15 Modifica al poteremagico - Proposte
Magari con .poteremagico parte un potere "unico" dell'oggetto. La bacchetta di Dardo incantato fa partire il dardo & stop.

In caso di più poteri, con .poteremagico si vede l'elenco, e poi fare:
- poteremagico 1
- poteremagico 2
e via dicendo.

Un po' di studio prima per usare l'oggetto, e poi si va lisci.
view post Posted: 7/3/2024, 21:12 Il Solcasabbie - Le leggende di Faerun
Carri%20a%20vapore

Il brontolio del suo stomaco era coperto dal martellare senza sosta su incudini riscaldate dalla vicinanza a fornaci incandescenti come l’inferno.
Sebbene gli piacesse l’atto della creazione, la messa in pratica delle sue abilità alla forgia, la progettazione era una parte fondamentale della creazione.
Anzi: una creazione prima della creazione stessa.
Il Solcasabbie esisteva già nella sua mente, e attendeva solo che la Meraviglia lo portasse a vedere la luce.
Aveva trascorso lunghe giornate sulla spiaggia.
Chiunque lo guardasse da lontano avrebbe potuto pensare che il Saggio Jorlon fosse diventato ozioso dopo i grandi successi ottenuti nella vita.
Ma non era così.
Ogni passo nella sabbia era una attenta riflessione.
Un piede che affonda è un guaio.
Un carro che si insabbia è la fine del viaggio.
Fece prove con stoffe e reti, ma alla fine nulla gli aveva dato sulla sabbia la stabilità di una rigida asse di legno.
Tuttavia, le ruote del Solcasabbie non potevano andare su assi: sarebbe stato divertente vedere la sacerdotessa di Tempus ordinare ad uno dei suoi uomini di gettare assi davanti le ruote del carro; divertente, ma infattibile.
Occorreva trovare un modo per permettere alle ruote di portare con sè le proprie assi.
Sulla via del ritorno, il Saggio notò come delle bimbe vicino al fiume stessero giocando tenendo una fune fra di loro, sicuramente rubata a chissà quale povero cordaio, sulla quale correva un legno. Ora una allargava i capi della fune e quel legno correva via dalla sua amica.
Qualcosa da fare in coppia.
Impossibile da fare da soli.
Mise la mano sotto al grembiule, lo sollevò ed annotò con un pezzo di carbone “Coppia al Mozzo, catenate, cingolate, rivettate”.
Supponendo quella potesse essere una buona soluzione per impedire gli impantanamenti del carro, restava da considerare la protezione.
Resistente ma non pesante.
Occorreva quindi, sopra la struttura lignea, inserire un telaio ad archi, dove tramite dei tiranti ad anello fosse possibile far scorrere una protezione in cotta di maglia. Ombreggiante, buona contro le frecce, ignifuga e che permetteva persino il passaggio dell’aria.

Il movimento era certo la parte più complessa, ma con il consiglio di Gibilin -suo storico collaboratore- era giunto alla conclusione che non era possibile affidarsi ad un unico sistema di mozione, perché un singolo malfunzionamento avrebbe compromesso l’intera carovana.
Era un buon applicatore della tecnica, il Saggio Jolron.
Un grande metallurgo.
Ed un incredibile armaiolo.
Ma aveva bisogno che il mondo gli ispirasse la Meraviglia.
Camminò a lungo fra i campi e le forge. Parlò con la gente, godette di una bevanda al bancone con alcuni dei suoi amici più cari.
Quando tornò nel suo ufficio, al piano superiore del tempio, tirò fuori le squadre e iniziò a disegnare.
L’idea c’era, la Meraviglia nella sua mente aveva già iniziato a muovere gli stantuffi.

*sistema di locomozione ternario alternato a trasmissione diretta a cardano e anello dentato*

Primo sistema di mozione:
Caldaia a vapore, in un sistema chiuso che sfrutti le potenzialità di due metalli, il ferro febbrile per la compressione in caldaia ed il Dlarun per il recupero dei vapori in acqua.
La pressione del vapore muoverà direttamente un giunto al mosso tramite cardano.
- Fonte tecnica: Macchina a caldo del tempio di Waterdeep.
- Uso: Partenze e accelerazioni.

Secondo sistema di mozione:
Ruota a vento, che non dovendo essere dipendente dalla direzione sarà costituito da cucchiai al palo, in modo che possa ruotare ricevendo il vento da qualunque angolazione. La forza di movimento servirà ad aiutare il sistema primario, permettendo di avere il tempo di accumulare di nuovo vapore sufficiente alla spinta.
- Fonte tecnica: mulino a vento.
- Uso: Mantenimento movimento per il recupero delle caldaie.

Terzo sistema di mozione:
Preghiere. Perché quando le cose vanno male, non ci resta che pregare.
*viene allegata una pergamena di Animare Oggetti.
view post Posted: 5/3/2024, 19:26 Problemi alle classi dopo UP del 1/2/24 - Zona di Magia Selvaggia
Ti ammiro come lamer.
Okay, li uso insieme e lo ammetto.
Ma non mi era mai venuta l'idea di usarlo per "superare il limite".
Tradotto, più una comodità che non un "bless them all".
Sono niubbi.
view post Posted: 5/3/2024, 01:28 Problemi alle classi dopo UP del 1/2/24 - Zona di Magia Selvaggia
Concordo con il Vash.
Può sembrare si brutto, ma è fattibile almeno per brevi periodi.
Neanche tanto brevi con il talento citato.
view post Posted: 3/3/2024, 21:10 All'ombra dei tuoi passi. - Le leggende di Faerun
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Inginocchiata su un pezzo di roccia che dominava la valle brulla e sassosa.
Solo le nuvole osavano sfidare il cielo sopra di lei.
Perfino i falchi dei corni tempestosi dovevano cedere il passo alla sua temerarietà, e volare più in basso di quanto lei fosse arrivata.
Sentiva la carezza di un’aria tanto rarefatta che le sembrava quasi fosse inutile respirare; ogni volta che il suo petto si sollevava per prenderne un po’, ne risultava meno sazia.
Lungo le pendici della gola rocciosa che si andava restringendo, due manticore dilaniavano i miseri resti di una preda.
Il riverberare dell’eco di imponenti tamburi rendeva chiaro quanto poco sicura fosse quella terra di orchi.
Mise le mani in avanti, afferrandosi alla roccia, sentendola dura, spigolosa, spaccata dal freddo impietoso che innumerevoli inverni avevano portato con sé.
Chiuse gli occhi.
Non aveva bisogno di guardare.
Il legno della corazza, dono del liutaio, le schiacciava sulla pelle dei cenci di lana che non erano sufficienti a scaldarla, e sentiva il gelo rubarle la misera resistenza che ancora le restava.
Il sentiero di sua Madre.
Nei suoi ricordi, l’elfa che le aveva dato la vita era la cosa più simile ad un essere superiore che potesse immaginare: bella, forte, potente e autoritaria.
Al suo passaggio, chiunque piegava lo sguardo.
Lei stessa aveva abbassato lo sguardo davanti sua madre, ogni volta che si sentiva ripetere quanto non fosse pronta, non fosse adeguata, non fosse capace.
Quando era stata gettata via dal sentiero, almeno questo era arrivata a credere, lei aveva rivelato quanto vere fossero quelle parole.
Abbindolata da ogni persona le ricordasse sua madre.
Ingannata.
Usata.
Abbandonata.
Fra tutti, forse solo il liutaio aveva avuto fiducia nello spirito forte e coraggioso che si era nascosto in fondo ai suoi occhi dorati.
Una fiducia che le era costata maledizioni, sofferenza e responsabilità.
Ma nonostante tutto, l’unica forza che non riusciva ad abbandonare.
Spinta dalle parole del liutaio aveva accettato le grandi verità scomode, portando quelle ferite dentro di sé, lenite solo dalla consapevolezza che occorre saggezza e determinazione per decidere cosa è giusto sacrificare in nome di un bene necessario.
L’equilibrio del Cerchio.
Coprì le guance con le mani, fu confortata dall’incerto tepore trasmesso dai guanti alla sua faccia tagliata dal freddo.
Pianse.
Pianse molto.
I volti delle persone incontrate perdevano significato mano a mano che le lacrime cancellavano via la loro immagine.
Quando sentì di non avere più lacrime da versare, quando il freddo le aveva gelato pure quelle, allargò le braccia e si lasciò cadere.
Le sue braccia furono ali.
Prese quota con la rapidità di una possente aquila, sentì il vento sibilare fra le penne mentre l’aria la sosteneva e spingeva in avanti.
Il sole, basso all’orizzonte, era una sfera infuocata che accarezzava la terra in un rapido bacio.
L’occidente era davanti.
Il suo sentiero l’attendeva, non avrebbe più accettato di piegare lo sguardo davanti agli altri.
Per un attimo le venne in mente quella guaritrice.
Poi cancellò anche quel pensiero.
Per i custodi del Cerchio, simili pensieri erano una debolezza.

Edited by Il Saggio Jolron - 3/3/2024, 22:19
view post Posted: 16/2/2024, 01:40 Riportando tutto a casa. - Le leggende di Faerun
Quando la luce sfiorò le foglie, tutto quel verdeggiare sembrò vibrare di un colore intenso per un momento, poco prima che l’ombra di una nube passeggera quietasse quel riverbero in una tonalità spenta e cupa.
ll fiume era abbastanza vicino da far sentire almeno un po’ il piacevole rumore di quell’acqua che scorreva rapida fra le pietre.
Attraverso il vetro spesso della finestra, la ragazza portava lo sguardo da un lato all’altro del vecchio ponte che sfidava la corrente del corso d’acqua con una tenacia ammirevole.
Un singolo rapace sembrava meriggiare pigro nell’aria di quella giornata luminosa, macchiata di nubi veloci che valicavano il confine tra Sembia e Cormyr fregandosene spudoratamente di ogni regola, legge o fortificazione.
Dopo dei minuti, il rapace virò verso settentrione, come richiamato da qualcosa.
Non una preda -pensò Lat Nam– giacché il volo continuava senza scendere di quota, eppure qualcosa che ne aveva attirato l’attenzione in maniera così improvvisa.
Si allontanò dalla finestra e guardò con tenera malinconia i pochi oggetti che aveva portato con sé.
L’antica veste decorata con la piccola fenice dorata era ripiegata con cura sul bordo del letto, accanto alla pregiata veste intessuta di magia che la proteggeva durante i viaggi.
La spada era nel fodero, appesa al grosso pomello della testiera del letto.
Si rannicchiò e sfiorò la veste incantata con le dita, facendo scorrere il pregiato tessuto sulla sua pelle chiarissima. Il tocco era confortante, amichevole, confortante.
Molte cose erano cambiate dagli anni della sua infanzia, ed altrettanti da quelli della sua adolescenza.
Ogni esperienza, ogni persona che avesse incontrato per la strada era stata come il sole d’un giorno lungo e piacevole. Ne aveva preso la luce, l’aveva ammirato ed infine visto tramontare con un tocco di malinconia.
E di ogni tanto incredibile vita, ne era stata testimone fedele e attenta.
Allacciò gli alamari della semplice camicia chiara e s’avviò alla scala che l’avrebbe portata al piano sottostante.
Consumava i suoi pasti in camera, come era solita fare: non amava la si vedesse in momenti così intimi come quello dei pasti o di attività così comuni e private.
Nonostante questo la sala comune aveva una grande utilità: quella di essere tutta un ricettacolo di informazioni e parole, che a stare bene attenti non era difficile reperire notizie interessanti e indizi dei movimenti delle genti in quelle terre.
Come consueto, gli uomini bevevano e si scambiavano le incredibile e quasi interamente vere avventure che avevano vissuto quel giorno.

<te lo dico io….> insisteva con veemenza uno degli avventori nei confronti di un suo compare <quelli fanno qualcosa di strano. Mi hanno trovato sul ponte, e mi avrebbero tagliato la gola se non me la fossi data a gambe. Non sono briganti, non mi ha chiesto moneta; voleva che non andassi oltre.>
L’altro uomo, comprensivo come un padre che perdona l’ennesima bugia di un figlio discolo, annuiva compiacente e rassegnato.

La ragazza prese la via della porta.
Salutò il capofamiglia Phil con un piccolo inchino e si diresse graziosa verso il sentiero di terra battuta che riportava sulla via principale, all’altezza del ponte che guardava dalla sua stanza e dove l’avventore troppo ciarliero aveva vissuto la sua disavventura.
Non era mai a caccia di guai.
Anzi, era una persona serena e tranquilla, molto diversa dai passionali avventurieri disposti a tutto pur di coprirsi di gloria.
Ma di tanto in tanto capitava che di eroi, in giro, non ve ne fossero.
Qualcuno aveva cambiato nome, abbracciando una vita più pacifica.
Altri erano spariti in un’ombra che sembrava reclamare tutti coloro che cercavano la notorietà senza riuscire a tenerla addosso.
Pensava a molte cose, rifletteva.
Il suo pensiero aveva quasi un suono, ed era il suono della sua voce.
Era già uscita dalla protettiva ombra del sentiero battuto quando un bravaccio le si parò davanti.

<torna indietro, bellezza: di qui non si passa.>

Lat Nam lo osservò.
Osservò perfino se stessa, in quel momento.
Il tempo trascorreva su ogni cosa, pensò.
Anche su di lei, che sebbene non conoscesse per davvero la propria età, era consapevole di essere intorno alla soglia della terza decade.
Solo le Parole Possenti crescevano in fame e forza, con il passare del tempo, quasi che il loro uso le rafforzasse invece che consumarle.
L’uomo si alterò quando la ragazza non rispose, restando perfettamente immobile davanti a lui.
Allungò la mano, stringendo l’aria che fino ad un istante prima era stata occupata da qualcosa di Lat Nam, ma non da Lat Nam stessa.
Un ricordo, forse. Una illusione, o una fantasia.
Di certo, una Parola Possente.
L’uomo trasalì, e Lat Nam era là accanto per vederlo.
E parlò.

<storia di mille storie, questa è la storia di un destino atroce.
Presta ora ascolto, la tua catena è questa mia voce.>

L’uomo strabuzzò gli occhi, sorpreso dalla nuova presenza così prossima a quella evanescente che non era riuscito ad afferrare. Lo sguardo di chi vede cedere ogni propria difesa.
Lat Nam gli mostrò la mano, poi la mosse verso il basso indicando il suolo.
L’uomo si rannicchiò, inginocchiandosi in modo sgraziato, e sillabò una singola, tremenda parola:

<padrona.>
view post Posted: 14/2/2024, 22:11 posti ingiustamente sconosciuti - Proposte
Io la mattina in settimana sono libero.
Temo di non conoscere abbastanza l'ambientazione, ma sono disposto a scaricarmi una mappa e armarmi di pazienza.
view post Posted: 14/2/2024, 21:07 posti ingiustamente sconosciuti - Proposte
Approvo tantissimo.
Andrebbe bene anche la classica insegna, magari con solo il nome del borgo. Oppure il tizio tipo strillone che dica "benvenuti a Morte della speranza".

Comunque, l'idea mi piace.
view post Posted: 14/2/2024, 15:39 170 danni - Zona di Magia Selvaggia
Adesso non iniziamo a dare la colpa alle armi!
Sono perfette, garantisco.

L'arma di Dentosso è:
+3
Fiammeggiante
Velocità

Almeno che mi risulti.
Sono il suo armaiolo di fiducia.
Velocità non l'ho fatta io, però.
view post Posted: 11/2/2024, 02:03 La Meraviglia e la Furia. - Le leggende di Faerun
La spessa porta in legno si apriva e si chiudeva senza emettere un suono, un cigolio, un lamentoso stridere del ferro dei cardini. Oliata con meticolosa cura scivolava nel suo alloggio con la facilità con cui di solito si aggancia un ciondolo al collo di una bella donna.
Teneva gli occhi aperti, non sapeva neppure da quanto.
Certo era che negli ultimi giorni non aveva dormito per niente bene.
Ai piedi del suo letto giaceva la pesante cassapanca che già faceva fatica a chiudersi prima che il sovraffollato spazio fosse occupato dalla sua corazza riversata là dentro alla meno peggio.
Solo l’elmo era rimasto fuori dal mucchio disordinato che invece giaceva dentro.
Poggiato sul legno scuro del coperchio, faceva bella mostra di sé, e chiunque vi passava vicino lo guardava con reverenza e rispetto.

L’elmo dell’eclissi.

Il significato di quell’oggetto era profondo: indossato da uno dei più grandi avversari che la Costa della Spada aveva avuto negli ultimi anni, era stato donato all’Artefice che si era reso responsabile della creazione della Cella che aveva accolto la Vergine dell’Eclissi all’atto della sua brutale esecuzione.
Non ne andava fiero.
Però era grazie al suo lavoro che la guerra aveva avuto infine una svolta positiva, e questo lo riempiva di orgoglio.
Il Capo della Forgia lo aveva accompagnato da sempre, da quando era ancora un imberbe e scalmanato adolescente per le vie della splendente, dove correva scalzo come tanti altri ragazzini nei vicoli più lontani dallo scintillante centro cittadino.
Poi l’incontro con il clero, la proposta fatta alla sua famiglia di prendersi cura di lui.
Il lavoro alla forgia.
Le preghiere.
L’addestramento.
L’arte dello scudo.
La tempra alla forgia.
E la meccanica d’arma.
Le idee.
Il decimo lingotto della sua prima paniera di fusione offerto al tempio di Waterdeep. Un ferraccio dolce e brutto, ma che al tempio accolsero come se fosse un’opera grandiosa.
E la fiducia.
La speranza.
La fede.

Come gli anelli di un usbergo, tutta la sua vita era una conseguente conferma di quanto la Meraviglia avesse fatto e avesse dato per lui.
E di come lui poteva dare e fare per la Meraviglia.

Almeno questo fino alla rovinosa partenza per il Thar.
Accontentava sempre le richieste di Scintilla con la faciloneria di chi è sempre riuscito in tutto, nella vita.
Non era mancanza di visione, arguzia o lungimiranza.
Era un dannato eccesso di fiducia in se stesso.
Complici gli innumerevoli successi della sua carriera clericale e le vittorie riportate sul campo contro i Portatori della Furia.
Nessuno era mai riuscito nell’impresa di valicare il suo scudo.
Nessuno era mai riuscito nell’impresa di metterlo in ginocchio.
La sua maestria alla forgia, la sua imponente stazza ne facevano un colosso corazzato che attraversava il campo di battaglia pervaso dalla benedizione del suo patrono; Gond, il Capo Artefice, il Portatore di Meraviglia. Colui che lo ispirava alla forgia e lo guidava nelle decisioni.
Almeno questo fino alla rovinosa partenza per il Thar.

Non indugiò molto sulla leggerezza che ebbe nella organizzazione frettolosa del viaggio.
Avrebbe rifatto le stesse scelte e per gli stessi motivi.
Se non che si trovava ora ad aver visto la Furia.
La Furia, quella vera.
Non le parole a vanvera sulla bocca degli squinternati fanatici che scorrazzavano più o meno innocui lungo la Costa della Spada.
La Furia, quella vera.
Non la tracotante ira di un elementalista che, emulando il signore delle tempeste ma con i miseri mezzi a disposizione dei mortali, si trovava a doversi arrestare dinanzi a lui.

Il confratello Artefice che rispondeva al nome di Jolron Joanton e che si fregiava del titolo di Saggio.
L’armaiolo che aveva dato il filo alle più letali armi che fosse possibile trovare in giro per il Toril.
Il metallurgo che piegava il Ferro Vivo laminandolo in corazze così flessibili e robuste da essere desiderate e ambite da molti.
Il fabbro della Forgia delle Meraviglie del Capo della Fucina, capace intercedere per benedire le proprie creazioni per staccarle dalla massa nella quale avevano visto la loro lucente nascita.

Tutto questo era vero. Tutto questo lo riempiva di gioia e di orgoglio.
Fino alla rovinosa spedizione nel Thar.

L’immagine dello scudo piegato sulla lanceolatura e dell’elmo dell’eclissi ammaccato avevano lasciato un segno profondo non tanto nella sua sicurezza, quanto nella sua consapevolezza.
Da un lato era sicuro di sé quanto lo era prima.
Non poteva e non doveva essere la prima sconfitta subita a trasformarlo in pavido; aveva affrontato tutto con ottimismo e coraggio, ed era certo che avrebbe continuato ad inanellare vittorie una dopo l’altra, nel nome di Gond e per il nome di Gond.
Eppure, qualcosa era cambiato.
La consapevolezza.
La dolorosa illuminazione che la Furia non è solo nemica della Meraviglia.
Ma ne è l’antitesi.
Così come la Meraviglia anima gli uomini ispirando la creazione e guidando ognuno alla protezione e al sostegno di tutti, così la Furia anima gli uomini ispirando la distruzione e guidando ognuno nella sua arida, pericolosa individualità.

La Furia non era una nemica della Meraviglia.
La Furia è l’antitesi della Meraviglia, la sua nemesi.
Ed il compito ultimo della Meraviglia doveva essere per forza quello di distruggere la Furia. Ovunque. Sempre. Con qualsiasi mezzo.

Per la prima volta dalla rovinosa spedizione del Thar, il Saggio Jolron rimise i piedi a terra e scese nella sala comune.
I suoi confratelli, Gibilin prima di ogni altro, lo accolsero come se nulla fosse accaduto, forse per non gravare sul suo animo già gravato dal peso dell’accaduto.
Guardò ognuno con un fare fiero, consapevole e addolorato.
E camminò fino alla stele del tempio, istoriata delle meraviglie del Capo.
Vi posò la mano sopra, come tante altre volte aveva fatto, e come tante volte aveva fatto, alzò gli occhi al soffitto del tempio per parlare con il Capo in persona.
E poco importava se ad altri sembrava che lui parlasse da solo.
Magari il Capo era un tipo impegnato e non rispondeva sempre.
Ma il Saggio ne era certo: il Capo era sempre pronto ad ascoltare.

“Eccomi qua, Capo. Ho pensato molto. Ho immaginato che le cose non fossero andate esattamente come tu volevi, come avevi pianificato. Ammetto che è stato duro.”

Il Saggio mosse la mano sulle incisioni a seguire, mentre non smetteva di pregare il Capo della Forgia con quella sua sincera, onesta e incrollabile fede che l’aveva sempre contraddistinto:

“Però ho pensato anche che le cose siano andate esattamente come tu avevi previsto. Io ho capito che non mi hai tenuto qui sulla Costa della Spada perché io vivessi al sicuro. Mi hai lasciato tempo in questo posto pacifico perché io avessi la possibilità di temprarmi e prepararmi alla Furia. L’ho vista. Ho capito cosa è. Ho scoperto sulla mia pelle perché la ostacoliamo con ogni mezzo.”

Chiuse la mano a pugno e la puntò sulla stele del tempio, con un fare solenne. Enorme, alto, imponente, ingombrante. Solo il capo era chino in una silenziosa ammissione di devozione al suo patrono.

“Sono pronto”.
view post Posted: 10/2/2024, 23:51 Quest : il Flauto Maledetto - Quattro chiacchiere nel Cormyr
Nel caso sia qualcosa in cui io sia implicato, settimana prossima ci sono solo lunedì, e forse nel weekend se la famiglia non ha impegni. Di mattina ci sono quasi tutti i giorni.
328 replies since 9/2/2016